Martedì 22 marzo l’Orchestra Almar’à al Teatro Ristori 

Un’imperdibile occasione musicale sarà quella di poter ascoltare, martedì 22 marzo ore 20 al Teatro Ristori, l’Orchestra Almar’à di donne arabe e del Mediterraneo, in collaborazione con il Rotary Club Verona Sud Michele Sanmicheli. Il Progetto Almar’à mira a superare i confini geografici e le frontiere musicali ed è un’occasione per fotografare l’attuale Italia che rimane ancora nascosta nelle singole esperienze, carente di un racconto collettivo e complesso. Almar’à significa “donna con dignità”, per un progetto che nasce dall’esigenza di sensibilizzare su un presente che vuole superare gli stereotipi legati al mondo arabo, attuato da musiciste di ogni età, professioniste e non, cantanti tradizionali e moderne, con suoni che partono dalla musica araba, attraversano quella classica ed entrano nei territori del jazz.

Una polifonia al femminile, contro ogni pregiudizio, di tredici donne dalle provenienze geografiche diverse, per un sound unico che supera confini e frontiere musicali. La musica di Alamar’à vede il violino classico di Dania Alkabir Alhasani (Siria), già membro dell’Orchestra Nazionale Siriana e della Syrian Philharmonic Orchestra, accanto al kanun della giovane Dima Dawood, nata a Damasco, che vive e studia a Berlino. Il contrabbasso jazz di Derya Davulcu (Turchia) che suona con la darbouka di Sana Ben Hamza (Tunisia), mentre il violoncello di Eszt er Nagypal – musicista di grande esperienza per anni al lavoro con Ennio Morricone e Nicola Piovani – accompagna il flauto nay di Valentina Bellanova: uno strumento della tradizione araba suonato da un’italiana, al momento trapiantata in Germania e docente al Conservatorio di Musica Turca (BTMK) e alla Global Music Academy di Berlino.

Il piano invece è nelle sapienti mani di Sade Mangiaracina (Italia/Tunisia), tra i “dieci protagonisti del jazz italiano del futuro” per la nota rivista statunitense GQ, e un fan d’eccezione come Paolo Fresu, che ha prodotto il suo ultimo disco. Le percussioni appartengono all’energia di Vera Petra, mentre il flauto traverso è di Silvia La Rocca (Eritrea), con studi al Conservatorio di Santa Cecilia e una carriera decennale in ambito concertistico. Nel coro, l’esperienza di Kavinya Mont he Ndumbu (Kenya) e Yasemin Sannino (Turchia) – voce de “Le Fate Ignoranti” di Ferzan Özpetek che vanta collaborazioni con i maggiori compositori di colonne sonore italiane ed estere – si fonde con la passione di Hana Hachana (Tunisia), 24 anni, una professione di estetista e Nadia Emam (Italia/Egitto), cresciuta in Toscana, ma decisa a non abbandonare le proprie origini. 

L’orchestra nasce nel 2017 tra Firenze e Roma, grazie alla collaborazione tra Fondazione Fabbrica Europa e il Centro socio-culturale tunisino “Dar Tounsi”, con il coordinamento artistico di Ziad Trabelsi dell’Orchestra di Piazza Vittorio. Ha avuto il supporto del MiBACT attraverso il bando MigrArti e il sostegno della Fondazione Pianoterra e Fondazione Cultura e Arte. 

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