Meloni può spaccare il blocco giallorosso. Ma deve agire, pena l’emarginazione

Dieci minuti dopo aver appreso dell’incarico a Draghi avevamo detto che poteva essere una polpetta avvelenata per il centrodestra. Mattarella con una sola mossa avrebbe evitato le elezioni e spaccato il centrodestra. Ci sta riuscendo. Se Draghi, come pare, avrà i numeri, il suo governo partirà e addio voto fino al 2023. Se Draghi, come pare, avrà l’appoggio di Forza Italia, il centrodestra è rotto. Con tutto quel che ne consegue.

Tutto questo non è ancora accaduto, ma si sta compiendo. Berlusconi, Salvini e Meloni si stanno mangiando la polpetta. E quando il veleno farà il suo effetto saran dolori.

E’ dimostrato che l’unità del centrodestra è un valore. Allo stato, secondo tutti i sondaggi, è fra il 50 e il 51%. Ma c’è da giurare che spaccandosi, una parte al governo e l’altra all’opposizione, questa percentuale scenderà presto. Con una pericolosa ricaduta sul territorio. E’ prevedibile che una scelta così divisiva sul governo nazionale si ripercuota su regioni e comuni. E ora del 2023 le posizioni potrebbero divaricarsi sempre di più fino a ribaltare la situazione attuale.

Ma è possibile che Meloni, Berlusconi e Salvini non abbiano potuto mettersi attorno a un tavolo e trovare una posizione comune? E’ possibile che non abbiano capito che, appurato che al voto non si va, era meglio far fuori un avversario alla volta: prima i grillini e poi, a suo tempo, gli altri? Non si ricordano la storia degli Orazi e Curiazi? 

Una grave responsabilità pesa su Salvini. E’ lui che per primo ha rotto l’unità del centrodestra quando è andato al governo con Di Maio. E’ lui che ha creato il precedente. E adesso, anche se è il capo della coalizione, non può dir niente a Berlusconi. La Meloni è l’unica coerente. Ma proprio per questa dote che tutti le riconoscono ha un margine di manovra superiore a tutti. Lo deve sfruttare. Il rischio è l’emarginazione.

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