Mozart a Verona. La prima serata in Sala Maffeiana è stata un successo

(di Gianni Schicchi) Il 5 gennaio 1770, Wolfgang Amadeus Mozart giunge a Verona, per eseguire il suo primo concerto in Sala Maffeiana: una data importante per la nostra città, sicuramente da ricordare a 254 anni di distanza. A rammentare lo storico evento vi ha provveduto l’altra sera, l’Accademia Filarmonica, organizzando il brillante spettacolo “Paolina Leopardi racconta Mozart”, di fatto servito poi come apertura della quinta rassegna “Mozart a Verona”. Una proposta suggestiva, molto raffinata, elegante, che l’altra sera ha animato a lungo una Sala Maffeiana esaurita e plaudente, persino eccitata dall’insolita proposta.   

Il merito dell’indiscutibile successo va attribuito alla perizia dei due protagonisti della serata: la voce suadente di Sonia Bergamasco e l’ottimo pianismo di Marco Scolastra che l’ha accompagnata con musiche mozartiane. Il testo raccontato dalla Bergamasco si è rifatto ad una delle prime biografie mozartiane in italiano, uscite a Bologna nel 1837, scritto da Paolina Leopardi, sorella del grande Giacomo (lei stessa lo dichiarò in una lettera ad un’amica nel 1838).  Un libretto di 35 pagine intitolato semplicemente “Mozart”, oggi a Recanati in casa Leopardi, la cui fonte principale ispiratrice è tedesca, di Georg Nikolaus Nissen (secondo marito della vedova di Mozart, Costanze) pubblicata a Lipsia nel 1828.

Un documento eccezionale in cui si rivivono le tappe più importanti della vita del genio salisburghese, tra lettere, memorie scritte per mano della sorella di Leopardi e sonate, molti aspetti del giovane Mozart, il tempo di una infanzia che non conosce leggi, limiti emotivi e confini. Una pubertà dilaniata fra il sentimento dell’eternità e quello della limitatezza: una sospensione lacerante e dolcissima, imbevuta di allegrezze e malinconie imponderabili. La musica di Mozart è forse l’unica musica che sappia parlarci di questa condizione cieca e dolente, di una felicità rapita e interamente terrena, dove il sogno del paradiso e della suprema armonia è una raggiante promessa.

Il pianoforte di Marco Scolastra ce ne ha fornito un saggio molto qualificante con: l’Allegro moderato dalla Sonata KV 330, fino alle giovanili Otto Variazioni su un Lied Olandese KV 24, con l’Adagio dalla Sonata KV 280, la Fantasia in do minore KV 475, per poi passare al Rondò in re maggiore KV 485, alla Fantasia in re minore KV 397, per finire con l’Adagio für Glasharmonika KV 617. Brani anche legati fortemente al racconto di Paolina Leopardi, per densità, lunghezza e cronologia differenti.

Al termine dello spettacolo, due sorprese fuori programma: Scolastra ha suonato l’Allegro veronese, composto a Verona dal giovanissimo Mozart, giunto fino a noi grazie a una trascrizione fatta dal ritratto del tredicenne Amadeus al pianoforte con lo spartito in vista (l’autore veronese è sconosciuto) e una sonata a quattro mani con Sonia Bergamasco, che fra l’altro vanta un diploma in pianoforte. Lei si è infine divertita a leggere alcuni aneddoti, tratti dalle lettere veronesi scritte da Mozart alla sorella Nannerli. 

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