Niente autonomia al Nord? E sia. Cancelliamo allora tutti i vecchi privilegi delle Regioni a Statuto speciale. Iniziando dalla Sicilia…

(di Bulldog) Già detto mille volte, il patriottismo è l’ultimo rifugio delle canaglie, di qualunque colore politico. Ecco allora che per fermare quello che dei referendum popolari hanno chiesto democraticamente – l’assunzione da parte delle Regioni di ulteriori  funzioni attualmente in capo allo Stato senza oneri in più per la collettività e senza minare l’unità nazionale – il centrosinistra usa la carta meridionalista. Come se a 161 anni dall’unificazione del Paese e a 76 anni dalla proclamazione della Repubblica, la soluzione ai problemi del Sud sia mantenere de facto una Cassa del Mezzogiorno che poco o nulla ha prodotto sino ad oggi.

Mettere il Sud contro il Nord è una carta meschina, spregiudicata e cinica, per fermare un adeguamento organizzativo dello Stato che porta ovviamente a dei miglioramenti per i cittadini delle Regioni del Nord che hanno chiesto più autonomia – Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna -, ma anche una prevedibile crescita economica che non si fermerà ai confini regionali ma che chiederà forniture e  competenze anche alle economie delle altre regioni.

Mi rendo conto che è più semplice regalare dei soldi presi a prestito che non affrontare il problema della ripresa della competitività del nostro Paese, ma questa strada è stata percorsa dal centrosinistra e dai governi tecnici degli ultimi vent’anni e il risultato è palese: basta girare per una qualunque strada del Sud per vedere come manchino fisicamente i giovani che, invece, affollano il Nord dove il lavoro c’è ma mancano le risorse umane. Il Sud, grazie all’inefficienza, sua e di Roma, sta vedendo crescere il gap col resto d’Italia e d’Europa. Si sta spopolando. Ma di questo, il centrosinistra sembra disinteressarsi. Meglio una bella polemica politica, così da far passare il tempo sino all’ora di cena…

Ora, un’alternativa semplice al disegno delle Regioni del Nord c’è: non soltanto Roma non dà l’autonomia differenziata a Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, ma cancella anche lo statuto di specialità concesso a Valle d’Aostra, Sardegna, Sicilia (ottenuto uccidendo Carabinieri e non attraverso un referendum, mi permetto di evidenziare), Provincia di Trento e Friuli Venezia Giulia. Viene mantenuto soltanto la specialità dell’Alto Adige garantita da un trattato internazionale con l’Austria. Roma incassa il 100% delle tasse (Irpef, IVA, Irpeg) che gli Autonomi si trattengono e li usano per i fini comuni del Paese.

Del resto, gli Statuti speciali non han più ragion d’essere. Le Regioni che hanno saputo usare la specialità per uscire dai danni della Seconda Guerra Mondiale hanno raggiunto lo scopo della norma; le altre, come la Sicilia, che non sono migliorate in settant’anni di autogoverno hanno dimostrato che alla loro inefficienza è preferibile l’organizzazione centrale dello Stato. Preferite così?

Oppure i vostri privilegi ve li tenete ben stretti? Per l’Italia – che è diventata quello che è nel bene e nel male grazie al suo policentrismo, alle sue cento città ed alle sue tante piccole Patrie – è venuto il momento di chiudere la stagione dell’egoismo centralista e meridionalista. Basta col cà nisciuno è fesso. E lo dico da meridionale, così vi risparmiate le solite cazzate sul razzismo…

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