Che cosa vuoi che sia per un no-vax over50 che non vuole farsi il vaccino pagare 100 euro di multa? Con 100 euro- penserà- mi compro il diritto di non vaccinarmi. Sarà questo l’effetto della decisone  del governo di introdurre l’obbligo vaccinale per chi ha compiuto i 50 anni. Risultato? Quello di incassare un po’ di soldi. Non certo quello di obbligare a vaccinarsi chi non l’ha fatto finora. Sarà l’Agenzia delle entrate, incrociando i dati della popolazione con quelli delle anagrafi vaccinali a scoprire gli inadempienti. E così scatterà la sanzione di 100 euro. Ma “una tantum”, vale a dire una sola volta. Come dire, una volta pagata la multa, il no-vax continuerà a stare senza vaccino. Davvero una bella trovata. Se vi si aggiunge che la sanzione scatterà da 15 febbraio, quando tutte le previsioni ritengono che il picco dei contagi sarà stato superato, c’è da chiedersi con quale logica sia stato adottato un provvedimento del genere.  La data del 15 febbraio, spiegano fonti governative, è stata fissata per dar modo di accedere alla vaccinazione entro il 31 gennaio. La sanzione scatterà dal 1 febbraio. Per i lavoratori non vaccinati è prevista inoltre una sanzione da 600 a 1.500 euro nel caso di accesso ai luoghi di lavoro in violazione dell’obbligo e saranno considerati assenti ingiustificati, senza conseguenze disciplinari e con diritto alla conservazione del rapporto di lavoro ma senza diritto alla retribuzione.

Nonostante i contagi continuino a crescere c’è l’incomprensibile decisione del governo di far tornare tutti a scuola lunedì 10 gennaio. Una scelta in controtendenza sia con altre prese di posizione dell’esecutivo, sia con le richieste di alcuni governatori che proponevano il prolungamento della vacanze fino alla fine del mese. Adesso arriva anche la richiesta in tal senso di 1500 presidi da tutt’Italia. Si appellano a Draghi al Ministro dell’Istruzione Bianchi scrivendo così: ”Una programmata e provvisoria sospensione delle lezioni in presenza (con l’attivazione di lezioni a distanza) per due settimane è sicuramente preferibile ad una situazione ingestibile che provocherà con certezza frammentazione, interruzione delle lezioni e scarsa efficacia formativa”. C’è inoltre la necessità di avere il tempo di organizzare la distribuzione delle mascherine Ffp2 a tutti e  di effettuare, fino al 1 febbraio, una massiccia campagna di testing per verificare se il sistema riesce a praticare i tamponi che difficilmente potranno dare risultati il giorno dopo.