( di Francesco Bovolin) Non è cosa nuova che un certo numero di italiani, da decenni, provino o desiderino provare le vacanze odontoiatriche. Cioè il turismo odontoiatrico. La cosa è talmente entrata nella nostra realtà sanitaria che prima Altroconsumo e più recentemente Compass, osservatorio del gruppo Mediobanca, si sono interessati al fenomeno pubblicando i loro risultati.

Cominciamo da Altroconsumo, che ha basato il suo giudizio sulla consulenza di un dentista italiano dopo una visita su chi, a seguito di cure dentistiche eseguite all’estero, ne dava un giudizio negativo o positivo condizionando così la propria volontà di non ripetere o ripetere l’esperienza vissuta. Chi esprimeva un giudizio positivo si basava sul risparmio economico ottenuto e/o sui tempi rapidi del ciclo di cure. I tempi rapidi riferiti venivano sempre confrontati con i tempi più lunghi presentati dai dentisti italiani come indispensabili per il rispetto dei tempi biologici necessari ad ottenere risultati soddisfacenti e garantibili. Le complicazioni, ad esempio fratture delle protesi o sanguinamenti gengivali, erano definiti come accettabili in confronto ai vantaggi ottenuti. Il dentista italiano invece giudicava tali inconvenienti come forieri di future e più gravi complicazioni per perdita dei tessuti di sostegno. E’ evidente che l’ignoranza da parte dei pazienti delle conseguenze delle patologie createsi li portava a sottovalutare lo stato delle cose. L’aspetto economico dell’esperienza era comunque per loro sempre sufficiente a tacitare ogni possibile dubbio. Croazia, Ungheria e Slovenia erano i tre paesi di cui quasi sempre si riferiva l’esperienza.

Veniamo ora a Compass. Quest’organizzazione ha in primis voluto mettere in risalto che la molla caratterizzante l’approccio degli italiani verso la salute della propria bocca è il sorriso che , curato e in salute, è espressione di sé e diventa anche un elemento che favorisce il sentirsi a proprio agio. Quasi il 50% dichiara che si prende cura del proprio sorriso per fare bella figura. Quando poi si tratta del sorriso dei propri figli allora tutto il resto passa in secondo piano. Infatti oltre l’80% degli italiani vuole per loro solo il meglio ed è disposto a tutto per prendersi cura del sorriso dei bambini, anche facendo delle rinunce verso la propria salute. Lo studio dentistico privato, conosciuto grazie alla famiglia di origine, rimane la realtà più citata dagli italiani intervistati, anche se stanno guadagnando terreno i centri dentistici appartenenti a grandi catene specializzate. Un altro segnale che la realtà odontoiatrica sta evolvendo riguarda il trend in aumento circa la possibilità di accedere alle cure tramite dentisti convenzionati con assicurazioni, stipulate privatamente o per il tramite di benefit aziendali. C’è anche chi  va all’estero per abbattere i costi, i tempi e unire alla necessità dell’intervento anche la possibilità di fare un viaggio. Altro aspetto molto rilevante riguarda il momento del pagamento delle cure: il 44% infatti si aspetta di poter ricorrere ad un finanziamento per sostenere la spesa e il 37% vorrebbe poter rimborsare un po’ per volta, seguendo il piano terapeutico. In questo contesto, quindi, le opportunità del credito potranno avere un ampio margine di crescita nel settore delle cure odontoiatriche.

Difficile poter trarre delle conclusioni certe da quanto sopra. Appare evidente che questi ultimi anni si sono caratterizzati per importanti variazioni nel rapporto medico/dentista. L’odontoiatria, di sicuro, si va orientando più verso un discorso di “prevenzione” anziché di “terapia”. Nessuno ignora, d’altronde, che la prevenzione costa sempre meno, sia in termini economici che di “salute” in senso lato, della terapia. Bisognerebbe tuttavia avere sempre, da parte del cittadino utente, la capacità di saper distinguere tra l’offerta di visite/terapie oneste anziché miranti solo, da parte della struttura proponente, a far cassa. Se il celebre motto che dice che “nessuno fa niente per niente” venisse sempre tenuto presente, il fenomeno del turismo odontoiatrico si autoridimensionerebbe. E’ un business, non solo per le strutture odontoiatriche dei vicini paesi balcanici e nordorientali, ma anche per agenzie viaggi e per società italiane che procacciano clientela. L’utente che ingenuamente si affida a costoro poi alla fine paga, mantenendo tutti. E per mantenere tutti con un buon margine di cassa come si fa? Si fa con le promesse. Promesse altisonanti, confortanti. Promesse di risparmio di tempo e di denaro, certezze sulla carta ma che poi negli anni si scontrano con la realtà dei fatti, con le leggi della biologia. E quando i danni si palesano il paziente è costretto, giocoforza, a scegliere tra uno spiacevole ritorno la dove tutto è cominciato oppure a un imbarazzante ritorno dal suo dentista di famiglia per salvare il salvabile.

La Croazia, l’Ungheria, la Slovenia, cari italiani, sono paesi molto belli e che val la pena visitare. Ma da turisti, non da odontopazienti. In Italia ci sono migliaia di bravi e onesti dentisti, preparati e attenti alle vostre necessità. Non è nazionalismo, è solo obiettività. Facciamone tutti buon uso.