Ortodonzia invisibile oppure ortodontista invisibile?

(di Francesco Bovolin) Può sembrare una domanda strana, ma rispecchia una preoccupante realtà. In odontoiatria, come in moltissime altre professioni, la digitalizzazione sta facendo sforzi e progressi per modernizzare molti aspetti del lavoro. Sia in campo radiologico, ad esempio, che nella presa d’impronta, oppure nei modelli in 3D ecc.
L’ortodonzia, ossia il posizionamento o riposizionamento corretto degli elementi dentari nelle arcate, è stata rivoluzionata in maniera importante da queste moderne tecnologie. Alcune grandi società (non faccio nomi per non fare gratuita propaganda) hanno imposto il loro brand in quest’ambito e poi molte altre a ruota hanno colonizzato il mercato delle mascherine trasparenti. Non “invisibili” come dice la pubblicità, ma “trasparenti”, meglio essere precisi.

L’ortodonzia, fino a pochi anni fa, era fatta con l’applicazione dei famosi apparecchi ortodontici, fili d’acciaio, elastici, attacchini sui denti ecc. Poi, intuizione legata appunto alla digitalizzazione, fu messa a punto una tecnica che prevedendo l’uso delle citate mascherine trasparenti in molti casi, non tutti ma molti, solo con quelle permette di ottenere i medesimi risultati che prima richiedevano fastidiosi e antiestetici/antigienici fili d’acciaio. Grande successo, complimenti. I pazienti vanno quindi nello studio dell’ortodontista, parlano e discutono il piano di cure, i tempi, i possibili inconvenienti e correttivi, pianificando i controlli e iniziando il trattamento con il professionista che ne segue i progressi ottimizzando il tutto.
Ma.
Ma alcune società di capitale, certo non registrate come Società Tra Professionisti delle quali vi ho già parlato, estremizzano il business escludendo il lavoro del clinico laureato (sic!!!!). Funziona così: il paziente si reca in uno studio odontoiatrico di cui ha ricevuto la pubblicità sullo smartphone, qui un odontoiatra che vede e vedrà un’unica volta non fa una visita, non esprime diagnosi o altro, prende solo un’impronta digitale delle arcate dentarie. L’impronta viene inviata via web in un luogo ignoto ove un sistema computerizzato 3D crea l’immagine delle arcate dentarie; poi un software studiato ad hoc ne decide i passaggi correttivi con le famose mascherine trasparenti, le stampa (10 o 20 o 30, lo decide il programma) e le invia, badate bene, non allo studio medico da cui sono pervenute le impronte, ma direttamente al domicilio del paziente! Naturalmente con allegato foglio di istruzioni eccetera eccetera in modo che il paziente si autogestisca.

Vi sembra sensato? Prudente? Affidabile? In caso di dubbi in corso di cura cosa farà il paziente? In caso di complicazioni? In caso di insuccesso? Farà causa a chi? Certamente non al primo e unico odontoiatra che ha visto (ammesso che lo trovi ancora, perché queste iniziative commerciali aprono e chiudono con la velocità di un giaguaro) ma che poi non l’ha seguito nel tempo? Alla ditta che magari dalla Turchia o dal Canada gli ha inviato le mascherine?

E’ palese l’aspetto commerciale, la ricerca del reddito estremizzata, senza riguardo del paziente come tale. Promesse fatte con facilità, tacendo le possibili manchevolezze. A fronte di tutto ciò naturalmente l’Ordine dei Medici e la Commissione Odontoiatri stanno cercando di porre dei limiti che riportino il lavoro del clinico, dell’odontoiatra, a svolgere le funzioni per le quali ha studiato sei anni e per le quali non può essere sostituito da una macchina programmata, da un’intelligenza artificiale ben studiata finché volete ma che in alcun modo può sostituire la sapienza e l’esperienza dell’umano. Tralasciando il rapporto umano del tutto inesistente.

Arriveremo alla chirurgia domiciliare, eseguita da robot chirurgici e anestesisti inviati a casa del paziente e teleprogrammati per intervenire sul povero paziente?

E’ palese che i diritti del cittadino/paziente vengono calpestati da una mentalità commerciale completamente affrancata da qualsiasi etica medica. 

Ma il cittadino ha solo diritti? Oppure anche dei doveri? Tra lui e il professionista a inizio cure viene stabilito un contratto, come sancito dal Codice Civile art.1321 e seguenti. Vedremo a breve alcune cose interessanti sull’argomento.

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