(di Giorgio Massignan) Pare che il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza), abbia finanziato il “Parco della cultura urbana”, proprio di fronte alle mura magistrali, in via Galliano. Un progetto di circa 700.000 euro, su un’area di circa 4.000 mq, tra il Centro Federale di nuoto Castagnetti e l’Associazione Tennis. Si dovrebbero realizzare una serie di strutture sportive per utenti di ogni età: piattaforme per il basket a tre, per l’arrampicata di base,  per la ginnastica all’aperto, per la camminata d’equilibrio,  per il superamento ginnico degli ostacoli e per lo skate.  

Idea apprezzabile e condivisibile.  La nostra città ha bisogno di strutture per l’aggregazione dei giovani e sarebbe opportuno che ogni quartiere ne fosse attrezzato.

Le cosiddette baby gang, sono la conseguenza dell’abbandono da parte delle famiglie, della scuola, delle organizzazioni laiche e religiose dei giovani; che rappresentano la parte più importante, ma anche la più fragile della società, e andrebbe seguita con attenzione e strutture adeguate. Quindi, ben vengano progetti come il “Parco della Cultura urbana”; definizione che ritengo poco adatta perché si tratta di un parco per l’aggregazione e lo sport e il termine “cultura” mi sembra sia utilizzato a sproposito; ma poco male.

Contesto invece la zona in cui è stato localizzato, di fronte alle mura magistrali austriache.

Verona, dall’anno 2000 fa parte del Patrimonio Mondiale dell’Umanità, anche perché “rappresenta in modo eccezionale il concetto della città fortificata in più tappe, caratteristico della storia europea.” Le fortificazioni austriache, realizzate sul tracciato originario della cinta muraria scaligera e veneziana, sono formate da terrapieni con scarpate a pendenza naturale, da muri di rivestimento di tufo tagliato e squadrato in blocchi regolari e accostati a spigolo vivo, da orecchioni, da caponiere, da poterne, da polveriere, e da altre strutture che dovrebbero essere visibili nella loro formazione originale. Per questo, dovrebbero essere liberate e bonificate da tutte le strutture che, negli anni, sono state costruite proprio di fronte alle fortificazioni, occludendone parzialmente la lettura; soprattutto, non dovrebbero essere deturpate da altre strutture, che nulla hanno da spartire con i monumentali bastioni.

Per questi motivi,  mi chiedo cosa ne è stato della pianificazione territoriale. Come e dove sono stati definiti gli spazi e le opere monumentali da salvaguardare e le aree da destinare agli sport, all’aggregazione e al tempo libero? Fare urbanistica non significa gestire e giustificare le richieste degli investitori privati, pianificare volumetrie e opere di compensazione, cimentarsi solo con numeri e calcoli; ma progettare organicamente le funzioni sul territorio, sulla base delle necessità della città e dei suoi abitanti.

Da decenni, in vari  strumenti urbanistici, la Spianà è indicata come “Parco sportivo”. Il compianto architetto Arrigo Rudy, su incarico della Pubblica Amministrazione, aveva presentato un progetto in tal senso. Perché il cosiddetto “Parco della Cultura urbana” non è stato pianificato in quella zona, certamente più idonea?