(di Paolo Danieli) Alla legislatura che si conclude fra un anno rimane da fare la nuova legge elettorale, conseguenza del taglio dei parlamentari voluto dal M5S e accettato pedissequamente da tutti gli altri partiti per assecondare la stupida demagogia grillina. 

Per il proporzionale sono i grillini, Leu, Coraggio Italia, buona parte del Pd, anche se Letta è per il maggioritario, una parte della Lega e di Forza Italia.

Per il maggioritario sono la Meloni, Berlusconi e Salvini.

Indeciso Renzi.

Un ragionamento però bisogna farlo. E’ assurdo cambiare la legge elettorale a seconda delle esigenze del momento di questa o quella maggioranza. In un paese serio dovrebbe essere in Costituzione e rimanere sempre quella.  
Detto questo e conoscendo com’è l’Italia, limitiamoci ad analizzare le due alternative: maggioritario o proporzionale?

Le posizioni dei partiti sono date dalla convenienza del momento più che da una convinzione sul meccanismo elettorale migliore. E già questa è una brutta premessa, destinata a partorire un’altra legge che sarà cambiata al primo stormir di fronde. Ma, rimanendo al tema, dobbiamo individuare il sistema che garantisce la maggior rappresentanza possibile, perché è questo il succo della democrazia. E ciò lo fa il proporzionale

I sostenitori del maggioritario invece motivano la scelta sulla governabilità, che viene garantita di più col loro sistema.

A questo punto però dobbiamo considerare la realtà italiana che in questo momento storico ha un problema principale: il deficit di democrazia derivante dallo scollamento fra paese reale e paese legale, dimostrato dall’astensionismo alle elezioni, dalla crisi dei partiti e dall’egemonia dell’economia sulla politica.

E’ quindi urgente ricreare il rapporto cittadino-politica. E questo lo può realizzare solo il proporzionale che offre all’elettore la possibilità di scegliere il partito che sente più vicino e, attraverso la preferenza, il candidato che più lo rappresenta. Cosa che non avviene né con i collegi uninominali e né con le liste bloccate.

Invece con il maggioritario, dovendo scegliere fra coalizioni preconfezionate che, per la loro natura di “reductio ad unum”, rappresentano solo un minimo comune denominatore delle posizioni politiche e dovendo accettare un candidato scelto altrove, verrebbe meno lo scopo che deve guidare la nuova legge: riconciliare gli italiani con la politica.