La notizia è stata un bomba. Nel mondo del calcio e non solo. 15 dei più grandi club europei avevano deciso di dar vita alla Superleague un campionato che avrebbe dovuto soppiantare l’attuale Champion’s League gestita dall’UEFA. Al progetto avevano aderito: Manchester City, Chelsea, Liverpool, Arsenal, Tottenham, Manchester United, Juventus, Milan, Inter, Real Madrid, Barcellona e Atletico Madrid. Il presidente sarebbe stato Florentino Perez del Real Madrid. Fra i vicepresidenti Andrea Agnelli (nella foto).
La Superleague prevedeva il posto fisso nel campionato per le 15 squadre fondatrici (e più ricche), e 5 posti riservati alle migliori squadre emerse dai vari campionati nazionali. Il progetto, oltre che della fama mondiale dei più grandi club del mondo, poteva avvalersi anche di un cospicuo finanziamento della JP Morgan. Si parlava di 70 miliardi di euro!

L’operazione era stata studiata a tavolino per risanare le finanze dei club prosciugate dal fermo-covid e dalle enormi spese di gestione, acquisto e mantenimento dei giocatori più pagati del mondo. L’Idea era stata giustificata con la necessità di stare al passo coi tempi e di adeguare il calcio alle esigenze della società globalizzata. Una motivazione già sentita per altre operazioni in altri campi. Un altro passo verso la normalizzazione al Sistema. L’applicazione al mondo dello sport del sistema oligarchico che gestisce la finanza e buona parte della politica. Ulteriore dimostrazione di come gli interessi economici avanzino come un rullo compressore su tutto quel che trovano, calcio compreso. Oddio, non che il calcio attuale sia impostato sullo spirito olimpico. Sappiamo bene come il mix fra sport e business di cui è costituito si stia spostando sempre più verso il secondo.

Ma quel minimo di partecipazione popolare che lo umanizza esiste ancora. Il calcio rimane un grande fenomeno che coinvolge milioni di persone e che affonda ancora le radici in quella miriade di campi da gioco che hanno la funzione sociale di tenere i giovani lontani dalla droga, di dare loro una speranza e una chance ai più dotati. Il torto maggiore dell’operazione Superleague era quello di mettere in discussione tutto questo. E’ di oggi la notizia che i 15 club hanno rinunciato. Cheffiguradimerda!