Buona qualità e quotazioni in rialzo per il riso veronese, anche se la produzione è un po’ ridotta rispetto agli anni precedenti.

“A raccolta terminata, per il riso veronese c’è da registrare un calo di produzione, anche se non è ancora nota l’entità esatta sottolinea Andrea Lavagnoli, presidente provinciale di Cia – Agricoltori italiani -. La qualità è invece in linea con quella del 2020 e i prezzi stanno salendo in conseguenza di una situazione geopolitica complessa, che vede Cina e Stati Uniti accaparrarsi materie alimentari dall’Europa. In Europa l’Italia esporta principalmente in Germania e in Gran Bretagna ma, a seguito del protocollo siglato nel 2020, flussi di esportazione sono aperti verso la Cina”

L’attenzione degli imprenditori è ora indirizzata su tre aspetti: “Il primo è la scadenza della clausola di salvaguardia, il 18 gennaio 2022, che, in considerazione del carattere strategico del riso, come si è visto in questi mesi di pandemia, a livello Ue renderà necessaria l’introduzione di dazi sull’import. La seconda è la messa al bando da parte dell’Ue a partire dal gennaio 2023 del glifosate, prodotto chimico erbicida usato su larga scala. Infine c’è l’avvio della nuova Pac con i forti rafforzamenti ambientali che introduce, a cui le aziende risicole dovranno adattarsi. Poiché si teme l’importazione di riso da altri Paesi, se i prodotti agricoli europei sono vincolati a parametri di rispetto della salvaguardia ambientale, della salute e delle condizioni di lavoro, l’Ue non potrà sottrarsi dal pretendere, in modo tracciato e verificabile, che ciò si verifichi anche sui prodotti importati, senza ammettere alcuna soglia di tolleranza. Nella nuova fase che ci attende con la nuova politica agricola e con l’aumento dei costi energetici, l’Ue dovrà inoltre accordare sostegni concreti ai risicoltori per le innovazioni necessarie per far fronte alla coltivazione, a seguito del minor uso o abbandono di prodotti chimici. Naturalmente, al di là delle fluttuazioni di mercato, rimane prioritario che la filiera nazionale possa avere prospettive durevoli: il patrimonio risicolo italiano deve poter contare su contratti con le altre componenti della filiera, che garantiscano il riconoscimento del valore delle produzioni”.