Sanità. Giorgia Meloni è intervenuta a ‘Fuori dal coro’, la trasmissione di Mario Giordano che va in onda il mercoledì su Rete4, con cui sta conducendo una campagna per evidenziare che il Servizio Sanitario Nazionale non funziona. Liste d’attesa troppo lunghe, tempi inaccettabili per avere degli esami diagnostici, un elettrocardiogramma, una colonscopia, una Tac. Giordano, con il suo modo urlato che può piacere o non piacere, denuncia una situazione insostenibile come da tempo sta facendo anche L’Adige. Inevitabile che la responsabilità di questo stato di cose venga ricondotta al governo. 

Sanità. Meloni da Giordano rivendica di i 3 miliardi in più.
foto Mediaset Infinity

Perciò ieri a ‘Fuori dal coro’ è intervenuta in collegamento la Meloni. Come sempre il suo intervento è stato magistrale da un punto di vista della tecnica di comunicazione. Ma per quel che riguarda la sanità, dopo avere specificato che i problemi che oggi scoppiano sono la conseguenza di una stratificazione di anni, e che le competenze in materia sono regionali, la premier ha ripetuto il solito mantra: “Voglio rivendicare che, nonostante la situazione di bilancio abbastanza complessa, il Fondo sanitario nel 2024 arriva al suo massimo storico.

Noi ci abbiamo messo 3 miliardi in più rispetto all’anno precedente e siamo concentrati su quello che impatta di più sui cittadini che sono le liste d’attesa. Stiamo utilizzando queste risorse per rinnovare il contratto degli operatori della sanità e combattere anche la carenza di personale”. 

Poco per la sanità

Unica novità un provvedimento “che arriverà nei prossimi giorni e che riguarda le liste d’attesa, con un’attenzione particolare alle Regioni che hanno un’alta mobilità passiva”. Ovvero di quelle regioni i cui cittadini sono costretti ad andare in altre per curarsi, generalmente in quelle del Nord.

Sanità. Meloni da Giordano rivendica di i 3 miliardi in più.

Forse gli italiani che la ascoltavano, specie quelli che vivono nel dubbio di avere un tumore e sono costretti ad aspettare mesi per avere una diagnosi, si sarebbero aspettati delle parole più adatte all’emergenza. Magari un progetto, un intervento deciso come è il tono del capo del governo.

E’ vero, come ha tenuto a ricordare, che il suo lavoro dovrà essere giudicato al termine dei 5 anni, mentre oggi sono passati solo 16 mesi. Ma nelle parole della Meloni non s’è percepito quel senso di gravità, di urgenza che invece impone la situazione. La bacchetta magica non ce l’ha neanche lei, d’accordo. Ma se il metodo per affrontarla è quello degli interventi parcellari senza approntare una decisa riforma, sarà molto difficile se non impossibile che fra 44 mesi i problemi sanitari siano stati risolti.