Sanità veronese al collasso, la denuncia dei sindacati: il management non dà indicazioni adeguate

“In questi giorni non c’è organizzazione sindacale che non stia cercando di raccogliere le segnalazioni delle lavoratrici e dei lavoratori, sempre più disperati, per le indescrivibili situazione della sanità veronese, travolta dall’epidemia“. Le parole sono del segretario alla sanità di CISL FP Verona, Marco Nundini che con i colleghi impegnati in prima linea in questa difficile e complessa vigilia di Natale, sta cercando di mettere in evidenza le carenze organizzative e gestionali della crisi. “I lavoratori sono stremati, non c’è la fanno più“, afferma, “troppi anche i colleghi positivi che devono essere sostituiti, la lista degli infortuni segnalati all’Inail è ormai una catena senza soluzione di continuità all’interno delle aziende sanitarie scaligere”.

“In settimana ci apprestiamo ad una serie di assemblee con gli operatori dei Pronto Soccorso dell’Azienda ULSS9 in seria difficoltà, così come con i colleghi dell’Ospedale di Comunità di Bussolengo, in emergenza Covid, per cercare di comprendere meglio le loro necessità”. Su quest’ultimo servizio pesano, infatti, alle ben note difficoltà imposte dall’epidemia, pesano anche una serie di rallentamenti procedurali di natura burocratica amministrativa che, se fossero risolti, velocizzerebbero, ad esempio, i trasferimenti dei pazienti in guarigione verso aree di degenza “free Covid”, liberando in tal modo posti letto per accogliere nuovi pazienti dalle aree critiche della sanità veronese che, come in un circolo virtuoso, a loro volta sarebbero in grado di accogliere nuovi ingressi, alleggerendo a loro volta il peso e la sosta nei Pronto Soccorso ormai in una fase di collasso.

Tra le criticità poste sul tavolo, ad esempio, la carenza di chiare procedure che, sovente, obbligano i sanitari in servizio alla libera interpretazione su percorsi di cura ed urgenza e le già citate molteplici e lunghe procedure che regolano le fasi del paziente in uscita dopo negativizzazione, in modo particolare per quei pazienti che non possono tornare a domicilio, tollerabili in una situazione normale, ma non certamente in un quadro di fame assoluta di posti letto, così come le cronache di questi giorni ci raccontano con insistenza.

“I problemi dell’emergenza di questa crisi”, aggiunge Nundini, ” fanno parte di un sistema sanitario complesso e spesso qualcuno se ne dimentica finendo per concentrarsi solo su soluzioni tampone atte a tappare una falla in attesa però che se apra un’altra. E’ solo grazie alla volontà di chi opera sul campo, di sanitari e clinici in prima linea, che certe procedure sono state velocizzate, in assenza di un chiaro input da parte del management aziendale. Purtroppo è ciò che accade e lo stiamo vedendo tutti”.

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