Save incassa 640 milioni per gli aeroporti dei Venezia e Treviso. Verona tagliata fuori ancora. Valdegamberi: che cosa dicono i candidati veronesi?

La Save, la società aeroportuale veneziana di Enrico Marchi porta a casa bel 640 milioni di euro per rimodulare l’indebitamento esistente e favorire lo sviluppo del settore aeroportuale veneto tramite la realizzazione di infrastrutture sempre più sicure e sostenibili, generando un impatto diretto sull’economia e sul turismo.

Per raggiungere questi obiettivi ha ottenuto il finanziamento di 640 milioni della durata di cinque anni dalla Cassa Depositi e Prestiti unitamente ad un pool di banche costituito da Intesa Sanpaolo, UniCredit, Bnp Paribas Italia, Crédit Agricole, Société Générale e Mediobanca.
Questa cifra sarà destinata esclusivamente all’aeroporto Marco Polo di Venezia ed all’Antonio Canova di Treviso. Del Valerio Catullo di Verona neanche l’ombra. Se dopo tante prove del disegno veneziano di emarginare Verona e di ridurla all’irrilevanza ci fosse stato bisogno di un’altra dimostrazione eccola servita su un piatto d’argento. Con buona pace di coloro che ancora si ostinano a difendere la dirigenza veronese asservita agli interessi veneziani. 

Stefano Valdegamberi, consigliere regionale della Lista Zaia, che in più di un’occasione ha denunciato la manovra che punta a tagliare fuori l’Aeroporto di Verona,  osserva  «Ancora una volta il Catullo emarginato dai piani di investimenti di Save. Solo fumo negli occhi e nessun Piano Industriale di rilancio. Davvero i soci pubblici veronesi pensano di poter continuare così? Gli aeroporti sono motori strategici del futuro sviluppo di un territorio.  Il partner “industriale” ha sfruttato per i propri interessi l’Aeroporto Catullo servendosi della complicità e della compiacenza dei politici e del mondo imprenditoriale veronese rappresentato nelle Camere di commercio. Nonostante i risultati fallimentari assistiamo tuttora agli inchini ossequiosi di una classe dirigente veronese che assiste inerme al quotidiano declino. Vorrei sentire dal dibattito politico (ammesso che esista ancora) cosa ne pensano i diversi candidati».

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