(di Bulldog) Qual è la cifra politica dell’intervento di Federico Sboarina alla manifestazione delle partite IVA di ieri in Bra? la capacità di rispondere alla claque avversa? Cosa resterà della giornata di ieri? i commenti delle sue opposizioni in Consiglio comunale? la valutazione elettorale della percentuale più o meno alta di veronesi fra i contestatori (la Digos, fonte certa, nei giorni precedenti alla manifestazione aveva chiesto agli organizzatori che controllo preventivo fosse stato fatto per conoscere le intenzioni dei manifestasti provenienti da fuori Verona)? Ha preso voti o ne ha persi?

A voler cercare bene, probabilmente, la cifra politica vera sta nella chiara affermazione che il sindaco – qui il video del suo intervento di ieri – ha fatto a proposito degli investimenti che il Comune di Verona farà per garantire la ripresa dell’economia locale dopo la pandemia. E Sboarina ha detto a chiare lettere che il compito di Palazzo Barbieri non sarà varare un “fondo perduto” , ma quello di garantire che i turisti, i businessmen, abbiano una ragione per venire a Verona. Cosa niente affatto scontata. E quindi la priorità sarà tenere in piedi, e salvare dal fallimento, quelle realtà che possono garantirne il ritorno a Verona. E sono tre i capitoli ” a rischio”: Fiera di Verona, Fondazione Arena di Verona e Aeroporto Catullo.

Fiera ed Aeroporto sono chiamati a brevissimo a due aumenti di capitale: entrambi da 30 milioni€. Per il Comune, che è fra l’altro il primo azionista in Fiera, vuol dire mettere sul piatto – se vuole mantenere il peso attuale – almeno 12,4 milioni€. Denaro cash, non promesse, da versare dal notaio immediatamente. La Fondazione Arena – che ha perso l’anno scorso al botteghino una ventina di milioni – ha avviato una campagna di fundraising pubblico dalla quale, grazie ai benefici fiscali dell’art bonus, conta di raccogliere un milione circa. Vuol dire che il Comune dovrà essere pronto a sostenere finanziariamente la Fondazione nei prossimi mesi – anche se il bilancio 2020 è andato finanziariamente bene – dato che da maggio ripartono i costi veri. Col suo bilancio, oppure “chiedendo” alle società del Comune di destinare lì una parte degli utili che, altrimenti, avrebbero rimpinguato le casse del Comune.

Sboarina ha detto: «I ristori sono di competenza dello Stato, a noi tocca il compito di salvare l’indotto da 1,4 miliardi che garantiscono fiera e Arena. Soldi che vanno nelle tasche degli operatori economici. Senza turisti, a chi darete da mangiare e da bere una volta che sarete aperti? Quello su cui stiamo investendo è che l’Arena rimanga aperta, che la fiera rimanga aperta. Io questo porterò avanti: fare in modo che quando sarà finita la pandemia, milioni di persone tornino in città. Questo deve fare un Sindaco».

Quindi niente ristori alle partite IVA, o contributi a fondo perduto, o sconti fiscali come richiesto dalle opposizioni consiliari. Ha detto che i soldi del bilancio andranno alle aziende partecipate che possono fungere da volano per l’economia. E non ai singoli. Poteva cercare l’applauso facile, annunciando una mancia elettorale. Ha scelto una strada totalmente opposta. Quella oggettivamente più difficile. Però più corretta.