(di Gianluca Ruffino) C’è un’Italia vincente, regina dell’acqua, che ha vinto per la prima volta nella propria storia il medagliere degli Europei di nuoto paralimpico. Con 63 medaglie complessive, a Funchal, in Portogallo, il movimento italiano ha dimostrato di essere fiorente e con grandi prospettive.

La punta di diamante di questa spedizione, come spesso capita nelle manifestazioni a cui prende parte, è stato Stefano Raimondi. Nuotatore veronese classe ’98, il 26enne ha conquistato 4 ori e 3 argenti agli ultimi europei, che si aggiungono alle altre 44 medaglie già conquistate in carriera tra Olimpiadi, Mondiali ed europei.

Compagno della collega Giulia Terzi e neopapà del piccolo Edoardo, Stefano ci ha parlato dei suoi obiettivi in vista delle Olimpiadi di Parigi 2024. Dalla disabilità ai sogni nel cassetto, passando per la gioia della nascita del figlio. Il nuotatore si è raccontato a 360°.

Raimondi

Agli Europei ti sei dimostrato tra gli atleti più in forma, conquistando sette medaglie. Ti senti l’uomo da battere?

Prima della manifestazione, tra la nascita di mio figlio e alcuni problemi fisici, non sono riuscito ad allenarmi come volevo. Quindi sono molto contento dei risultati e dei tempi ottenuti in questi ultimi Europei, che hanno ripagato il tanto lavoro svolto. 

Non penso di essere l’uomo da battere perché ci sono alcuni atleti che sono andati molto forte, avvicinandosi ai miei tempi migliori. A Parigi dovrò dunque lottare.

Questo è l’anno delle Olimpiadi. Come arrivi a Parigi? Quali sono le tue sensazioni?

Le sensazioni sono positive. Prima dei problemi fisici di cui parlavo in precedenza, in allenamento andavo veramente forte. Cercherò di sfruttare il tempo che rimane per raggiungere la mia forma migliore. Vorrei migliorare i risultati di Tokyo.

A Tokyo concludesti la manifestazione come italiano più medagliato (7). L’obiettivo è superarti?

A livello di numero di medaglie non posso (sorride). Sicuramente vorrei migliorare la “qualità” del metallo, vincendo qualche oro in più. Il sogno è quello di essere ricordato per aver vinto più di tutti, come Micheal Phelps. E il tifo di mio figlio dagli spalti sarà una motivazione in più per fare bene.

Sei stato portabandiera ai mondiali. Ti è dispiaciuto non essere stato nominato per le Olimpiadi nonostante gli ottimi risultati tuoi e del movimento azzurro nel nuoto?

Il nuoto è la disciplina paralimpica in cui ultimamente l’Italia sta ottenendo più medaglie, vincendo spesso il medagliere in occasioni come i mondiali e gli europei. Sicuramente dispiace un po’ non essere stato scelto, ma è anche vero che noi nuotatori saremo impegnati fin dal primo giorno con le gare e il ruolo di portabandiera comporta un impegno estenuante per tutta la cerimonia di apertura, essendo impegnati per tutta la giornata. Quindi a livello sportivo è un bene poter arrivare più riposato alla gara. 

51 medaglie in carriera a soli 26 anni. Quale consideri quella più speciale?

Quella più speciale è l’oro paralimpico vinto a Tokyo (100m rana SB9). È il coronamento del sogno nel cassetto di ogni sportivo. Quando sei sul podio e ripensi a tutti i sacrifici fatti per ottenere quel risultato ti rendi conto che ne è valsa la pena.

Un’altra medaglia che ricordo con grande piacere è l’oro nei 50m stile libero S10 ai mondiali di Manchester del 2019. In quell’occasione non partivo da favorito, ma sono riuscito a vincere con un tempo che neanche io potevo aspettarmi.

Come hai vissuto l’incidente?

All’inizio pensavo mi avesse stroncato la carriera da nuotatore, avendo già vinto qualche titolo giovanile. Col senno di poi però ho tratto gli aspetti positivi, iniziando a vedere l’incidente come qualcosa che mi ha reso ciò che sono oggi, una persona e uno sportivo con i propri limiti e le proprie paure ma sicuro degli obiettivi che vuole raggiungere. Mi fa piacere che la mia storia e la mia determinazione siano stati d’ispirazione per tante persone che hanno avuto problemi come i miei o anche peggiori.

Quattro anni fa l’Italia fu ottava nel medagliere, con risultati straordinari in tutte le discipline. Hai notato un maggiore interesse negli sport paralimpici negli ultimi anni da parte del pubblico?

Devo dire che da Tokyo in poi l’interesse mediatico è cresciuto in maniera esponenziale. Le Olimpiadi di quest’anno a Parigi potranno essere una chiave di svolta, perché disputandosi in uno stato con lo stesso fuso orario italiano, tanta gente avrà la possibilità di seguire le gare in televisione. 

Mi auguro che tante persone con disabilità riescano a capire che i limiti sono fatti per essere superati. E lo sport è il modo migliore per superare le proprie difficoltà e le proprie paure.

Giulia è già tornata alla grande in acqua, conquistando un bronzo a Funchal pochi mesi dopo il parto. Come avete vissuto l’arrivo nelle vostre vite di Edoardo, vostro figlio?

All’inizio è stato molto difficile dover gestire i vari pasti. Abbiamo fatto in modo di incastrare gli allenamenti in modo tale che ci fosse sempre qualcuno dei due con Edoardo. La nostra fortuna è stata che i genitori di Giulia abitano vicino a casa nostra e ci hanno dato una grossa mano. Anche i miei genitori, quando riescono, vengono a trovarci. L’abbiamo tanto voluto, e adesso lo porteremo con noi a Parigi a fare il tifo.

Raimondi

Photo Credit: Augusto Bizzi/Finp