Terzo concerto della stagione sinfonica della Fondazione Arena al Teatro Filarmonico, venerdì 11 marzo alle ore 20

(di Gianni Schicchi) Ne saranno protagonisti il coro e l’orchestra areniani guidati dal maestro Vittorio Bresciani. Il direttore veronese, famoso per la sua ultra decennale attività a favore del repertorio lisztiano, si presenterà sul podio per affrontare invece alcuni caposaldi romantici composti da Brahms e Schumann.Nel programma di sala figurano infatti l’Ouverture Tragica op. 81 e il Schicksalied (Canto del destino) op. 54 del primo, con la Sinfonia n° 4 op. 120 del secondo. Rilevante è il secondo impegno del concerto, che come altre opere di Brahms, viene considerato uno dei più nobili poemi sinfonico-corali nella storia della musica. Un lavoro che ebbe una gestazione lunga e almeno in apparenza poco convinta: la partitura fu perfezionata nel maggio 1871, ma l’idea originaria risaliva a molti anni addietro. L’opera 54 è considerata il tassello di un affresco più ampio, in tre quadri: la Nanie op. 82 e il Canto delle Parche op. 89 ne rappresentato in effetti, l’ideale continuazione. Non soltanto l’ispirazione di queste opere attinge a temi antichi o mitologici, pur riproposti da poeti moderni, ma affine è il messaggio spirituale che le anima: tre opere caratterizzate da una forma vicina alla ballata corale e improntate al tema del destino.

La Quarta Sinfonia dell’amico e collega Schumann sarebbe cronologicamente la seconda sinfonia, che fu a lungo revisionata dal suo autore, almeno dieci anni dopo la Fantasia per pianoforte e orchestra e portata a compimento nell’inverno 1841. La prima esecuzione ebbe luogo a Lipsia dello stesso anno, ottenendo un parziale insuccesso che spinse il compositore a ritirarla dalla circolazione per riproporla a Dusseldorf due anni dopo. Schumann considerava la revisione ovviamente come un grande miglioramento, ma numerosi al contrario furono i pareri negativi (tra cui quello autorevole di Brahms). Sinteticamente si può dire che la revisione migliori la logica, la concezione strutturale della sinfonia, ma ne peggiora, appesantendola, l’orchestrazione.

Comunque, ancora più che nella Prima Sinfonia, vi appare come centro del pensiero compositivo schumanniano, il lavoro di interrelazione tra i temi. I confini della forma classica non sono congeniali a Schumann, e ciò è dimostrato anche dal fatto che nella revisione egli richiede l’esecuzione dell’intera sinfonia senza interruzioni tra i diversi movimenti. Garantita l’unità mediante rimandi tematici, l’opera si svolge secondo le linee di una fantasia di ampie proporzioni, seguendo un criterio formale che anticipa piuttosto le forme cicliche usate dai musicisti tardo romantici. 

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