Toni Capuozzo, il noto inviato di guerra, ieri a Porta Palio ha raccontato la guerra in Ucraina facendo  un’analisi su più livelli per capire come si è arrivati all’intervento armato di Putin e quali scenari si possono aprire. Il giornalista si è confrontato con il consigliere comunale Andrea Bacciga ( Lega) , organizzatore dell’evento, con l’assessore Francesca Toffali e col deputato leghista Vito Comencini. 

« A Washington – ha detto Capuozzo- in molti si augurano che questa sia l’occasione per farla pagare al presidente russo per quello che ha fatto. Sento citare il proverbio cinese ‘bastona il cane che affoga’, in riferimento all’esercito russo impantanato e alle pesanti sanzioni che stanno indebolendo il Paese, e c’è anche chi parla dell’intervento di un sicario per risolvere. Invece io credo – ha continuato l’inviato di guerra- che un leader responsabile abbia il dovere di porsi il problema del dopo. Ho visti con i miei occhi i conflitti in Iraq, Libia, Afghanistan, Siria. Sappiamo come è andata. Non possiamo non pensare anche a ciò che è stato prima dello scoppio di questa guerra: ci sono delle gravi responsabilità dell’Occidente. Una volta scomparsa l’Unione Sovietica è diventato facilissimo entrare nella Nato. L’estate scorsa in Ucraina tutti ricordano le esercitazioni della Nato. Che senso ha espandersi con le armi, invece di esportare le basi della democrazia?»

Parlando poi dell’Unione Europea Capuzzo ha detto  «nessuno che si interroga su quanto tempo possa durare questa guerra, quante vite costare e quali contagi provocare. L’Ue sembra una Nato in borghese, i leader sembrano generali, e trattano la questione come se fosse una campagna elettorale. Gli unici a mostrare prudenza sono i generali veri, che conoscono i rischi. Nessuno parla di pace. Ogni giorno in più che passa aumenta il pericolo dell’espansione del conflitto.» 

E ha ricordato, parlando dell’Italia che « la Costituzione ripudia la guerra e abbiamo votato a favore dell’invio delle armi. Avremmo dovuto invece ritagliarci il ruolo di mediatori, di ottenere rispetto rispettando.» 

Capuozzo ha proseguito raccontando gli orrori delle guerre:  «L’opinione pubblica ti obbliga a schierarti; ho paura di vedere Putin all’angolo per le conseguenze che ciò potrà avere, con lo spettro dell’atomica, quando penso che debba esserci per lui una via d’uscita onorevole per chiudere questa questione in modo definitivo. Nei conflitti non è mai bianco o nero. »

«Pensate che esistano guerre pulite? Nel 1999 ero a Belgrado e ricordo ancora il nome e cognome di una bambina di tre anni uccisa da una nostra bomba.»  E ha concluso con una riflessione: «Zelensky dice “Siamo vicini alla vittoria e alla pace”. Non so come sarebbe la pace, e se mi immagino le strade di Kiev in festa, non riesco a credere a Donetsk, a Lugansk, alla Crimea attraversate dai russi in ritirata. In più, mi chiedo cosa sarebbe della Russia, e cosa la sconfitta causerebbe al Cremlino, e persino negli assetti mondiali, non sono solo fatti loro. Vedo invece che si affilano i coltelli. Del resto non si è parlato di pace, al vertice europeo con Biden. Vedo invece che scarseggiano grandi leader fermi ma capaci di mosse inaspettate, di soluzioni che fermino l’inerzia della guerra. Volano solo aerei e, nel loro piccolo, falchi. Occhi fissi a scrutare il terreno, mai uno sguardo al futuro.»