Tramvia o filobus, storia di un flop: gli amministratori dell’Ottocento erano migliori di quelli attuali

(di Giorgio Massignan) A differenza del periodo attuale, gli amministratori di Verona, dalla fine dell’Ottocento in poi, avevano fornito la nostra città di efficienti servizi di trasporto pubblico, tenendoli aggiornati con i vari progressi tecnologici.  Di seguito una breve cronologia:    

Nel 1883, i fratelli Carlo e Giuseppe Carlini, introdussero una seconda linea di omnibus a cavalli da piazza Indipendenza alla stazione del trenino Verona-Caprino, a porta San Giorgio.

L’11 maggio 1884, fu inaugurato a Verona il primo mezzo di trasporto pubblico: la tramvia a cavalli, che collegava la stazione ferroviaria di Porta Nuova con quella di Porta Vescovo.

Il 22 febbraio 1908, si inaugurò la prima linea di tram elettrico sul percorso di quella a cavalli.

Il 22 novembre 1914, la rete tramviaria fu portata nel circondario, sino al capolinea di Avesa.

Nel 1922, fu inaugurata una linea del tram che collegava Grezzana con la stazione di Porta Nuova.

Nel 1937, Verona si dotò di una rete filoviaria che copriva il capoluogo e varie zone della provincia.

Nel 1989, l’AMT, valutò la possibilità di realizzare un sistema di trasporto pubblico su rotaia.

Il 17 luglio 1992, il Consiglio Comunale votò il piano di intervento per la costruzione di un sistema di trasporto rapido di massa, da realizzarsi preferibilmente mediante una tramvia di superficie.

Il 24 luglio 1997 il Consiglio Comunale approvò la realizzazione di una tramvia di superficie.

Il 22 giugno 2000, il CIPE deliberò di finanziare il 60% dell’intervento.

Il 23 aprile 2001 l’AMT, costituì la società Sitram Srl per seguire la realizzazione dell’infrastruttura.

Nel 2003, il sindaco Paolo Zanotto sciolse Sitram srl e delegò i lavori all’AMT, mai iniziati.

Nel 2007, la prima giunta Tosi, annullò il progetto per la metrotramvia, optando per la realizzazione del sistema dei filobus elettrici e a gasolio, chiedendo e ottenendo un finanziamento statale.

Nel 2017, la nuova giunta Sboarina, fece proprio il progetto del filobus. Furono tagliati un numero impressionante di alberi sani e vigorosi, spesi milioni di euro e stravolte molte zone della città. Poi, improvvisamente, con i cantieri non ultimati, i lavori per il filobus con le “tirache” si fermarono.

A dicembre del 2022, il CIPESS (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile), ha fermato i finanziamenti pubblici per questioni tecniche.

Personalmente, ho sempre sostenuto che una sola opera non potrà mai risolvere il problema del traffico.  Il sistema della mobilità andrebbe progettato contemporaneamente alle scelte urbanistiche sull’uso del territorio, e il trasporto pubblico organicamente ai sistemi della mobilità dolce, dei parcheggi e delle ZTL.  Ho sempre contestato il progetto del filobus, ritenendolo obsoleto, insufficiente e non adatto a rispondere alle necessità di Verona.

Avrei preferito un impianto di metro-tramvia elettrica esterno al Centro Storico, collegato ad un sistema di percorsi ciclabili e di minibus elettrici che, dai poli intermodali localizzati all’esterno del tessuto storico, raggiungessero le zone non servite dalla metro-tramvia.

Non ho compreso i motivi per cui la giunta Sboarina non abbia fermato il progetto del filobus, di cui non era particolarmente convinta, e pianificato un sistema della mobilità più efficiente.

Le incertezze tecniche, gli stravolgimenti progettuali, le faide politiche e soprattutto le incapacità amministrative degli ultimi trent’anni, hanno bloccato ogni tipo di trasporto pubblico in alternativa a quello privato a motore. Nel frattempo, le città limitrofe, grazie ai finanziamenti pubblici e a quelli futuri del PNRR, possono contare su moderne ed efficienti infrastrutture di mobilità pubblica.

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