La pandemia, com’è stato già detto, ha portato la sanità al ruolo che le compete nella politica. ‘Prima la salute’ dice la saggezza popolare. Ma la politica l’aveva sempre messa in coda, dietro tante altre materie. La dimostrazione? Il bilancio. Le risorse destinate alla salute sono sempre state insufficienti, sotto la media europea. Poi è arrivato il Covid. La sanità è stata per due anni la notizia principale, l’argomento principale delle persone, il punto numero uno dell’agenda politica.
Poi l’emergenza è finita e così, sempre per rimanere aderenti alla saggezza popolare, ‘passata la festa, gabbato lo santo’: la sanità pare tornare nel ruolo di Cenerentola in cui era sempre stata relegata.
E’ vero che nei due anni di pandemia alla sanità sono stati destinati più fondi, ma è anche vero che sono stati spesi tutti per il Covid.
E non è che nel Documento di Programmazione Economico Finanziaria le risorse destinate alla salute degli italiani siano state aumentate. No. Se per il Pil del periodo 2023/25 è prevista una crescita del 3,8%, la spesa sanitaria viene ridotta lo 0,6% l’anno, tanto che per il 2025 il rapporto spesa sanitaria/Pil va sotto il 6,2%, meno di quanto fosse prima del Covid.
Il che significa che se nel rapporto col Pil stiamo nel mazzo dei paesi Ocse, rimaniamo sotto la media nella spesa pro-capite. In Europa sono ben 15 gli statiche spendono più di noi per la salute. E nel G7 siamo gli ultimi.
Ecco quello che ha fatto il governo Draghi. Figuriamoci se la Meloni in una situazione disgraziata come quella in cui viene a trovarsi nell’andare al governo, con l’economia che sta saltando per il costo del gas, le fabbriche e i negozi che rischiano di chiudere e di conseguenza con un crollo del gettito tributario, pur con tutta la buona volontà potrà correggere queste cifre e questi rapporti indegni di un paese civile.
Al di là delle chiacchiere e della propaganda quello che le si chiede è un approccio realistico e pragmatico alla spesa sanitaria. Se i soldi non c’erano, adesso ce ne saranno ancora meno. Allora c’è solo una strada per non far andare a catafascio il nostro sistema sanitario. Stabilire una franchigia al di sotto della quale le spese per le medicine e le visite si pagano, fatte salve, ovviamente, le categorie più deboli. Con i soldi risparmiati si potrà finanziare il sistema. Sarà anche un soluzione impopolare, ma è l’unica possibile se non vogliamo il fallimento del sistema.