Ucraina: la Ue sblocca 200mila ettari in Italia. 3 mila anche nel veronese

Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha annunciato che “con gli interventi straordinari decisi dalla Commissione Ue possono essere recuperati in Italia alla coltivazione 200mila ettari di terreno per una produzione aggiuntiva di circa 15 milioni di quintali di mais per gli allevamenti, di grano duro per la pasta e tenero per la panificazione necessari per ridurre la dipendenza dall’estero”. In provincia di Verona saranno circa 3 mila gli ettari, di campi ‘set a side’, ovvero a riposo. Più che altro i terreni messi a seminario recuperati riguardano l’agricoltura delle regioni meridionali. L’importante deroga è stata ottenuta in seguito alla crisi derivante dalla guerra in Ucraina che prevedibilmente causerà un crollo della produzione di grano dai principali paesi d’importazione per il mercato italiano, ovvero sia l’Ucraina che la Russia.

Prandini,che si è detto soddisfatto della decisione della Commissione Ue giudica invece “insufficiente l’annunciato impiego della riserva di crisi da 500 milioni della Pac, più il cofinanziamento di misure di emergenza extra da 1 miliardo poiché si tratta in realtà di appena 50 milioni di euro destinati all’Italia che sono assolutamente inadeguati a dare risposte concrete alle difficoltà che stanno subendo aziende agricole e della pesca e gli allevamenti costretti ad affrontare aumenti insostenibili di energia, mangimi, concimi”.

Prandini ritiene necessario ridurre la dipendenza dall’estero da dove arriva circa la metà del mais necessario all’alimentazione del bestiame il 35% del grano duro per la produzione di pasta e il 64% del grano tenero per la panificazione, che rende l’intero sistema e gli stessi consumatori in balia degli eventi internazionali. L’Italia oggi è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti per anni agli agricoltori che sono stati costretti a ridurre di quasi 1/3 la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni durante i quali è scomparso anche un campo di grano su cinque perché secondo la Coldiretti la politica ha lasciato campo libero a quelle industrie che per miopia hanno preferito continuare ad acquistare per anni in modo speculativo sul mercato mondiale, approfittando dei bassi prezzi degli ultimi decenni, anziché garantirsi gli approvvigionamenti con prodotto nazionale.

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail