Un bellunese senatore di Legnago: così il centrodestra getta alle ortiche la sua rappresentatività

(g.dp.) Grandi manovre attorno al collegio del defunto sen. Bertacco. In autunno le elezioni suppletive secondo il sistema maggioritario. Il collegio è la metà della provincia di Verona e il candidato sarà di coalizione. Nel 2018 non c’era stata storia: nella corsa a tre contro centrosinistra e cinquestelle il centrodestra aveva vinto in carrozza.   Oggi però le cose potrebbero cambiare. Se Pd e grillini si coalizzano, come al governo, anche se in Veneto il centrodestra parte largamente favorito, il centrosinistra, magari presentando un moderato, potrebbe tentare il colpo gobbo.

Anche per questo la scelta del candidato, in capo a Fratelli d’Italia, è particolarmente delicata. Un errore potrebbe compromettere il risultato. Il pallino ce l’ha in mano Giorgia Meloni che deve scegliere fra molti aspiranti.

Sboarina le chiede che il candidato sia di “Battiti“, la corrente cui apparteneva anche Bertacco: quindi o Daniele Polato o Marco Padovani, suoi assessori. Nel partito però questa viene letta come un’indebita interferenza da parte del sindaco che non è nemmeno un iscritto. Ci sono poi due “storici” che aspirano alla candidatura: Massimo Giorgetti e Massimo Mariotti. Nel caso la scelta cadesse su uno dei due, l’altro correrebbe alle regionali col suo appoggio. Ma al momento la scelta più probabile potrebbe cadere sul sindaco di Calalzo di Cadore, tale on.Luca De Carlo, il quale, a una verifica dei voti risulta non eletto e deve lasciare il seggio ad un leghista. La sua candidatura nel collegio veronese potrebbe essere utilizzata dalla Meloni come un paracadute per il suo segretario regionale. Questa sembra al momento la scelta più probabile, ma anche la più rischiosa per i malumori che genererebbe all’interno del partito e della coalizione. In FdI potrebbe essere letto come offensivo per la destra veronese che tradizionalmente è la più forte del Veneto. Per il centrodestra mandare un bellunese a rappresentare in Senato mezza provincia di Verona significherebbe un’ulteriore perdita di rappresentanza politica per il territorio.

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