(di Giorgio Massignan) La pianificazione urbanistica delle amministrazioni passate ha lasciato una pesante eredità a quella attuale. L’approvazione della Variante 29, che prevede circa 95.000 mq di residenziale, 75.000 mq di commerciale, 62.000 mq di direzionale, 42.000 mq di turistico ricettivo e 25.000 mq di produttivo, per un totale di circa 300.000 mq, interferisce non poco sul lavoro dei nuovi amministratori. Se in molti casi i diritti acquisiti sono vincolanti, in altri sarebbe ancora possibile intervenire.

Un primo esempio è il progetto per il Parco Urbano nello Scalo Ferroviario, che andrebbe totalmente riconsiderato. Un parco dovrebbe essere costituito da aree verdi e piantumate, mentre nell’attuale piano, su 450.000 mq, circa 100.000 sono destinati a commerciale, alberghiero, direzionale, a parcheggi, a residenza, a servizi vari e ad aree sportive, oltre a quelli per la nuova stazione.

Un secondo riguarda i Magazzini della Cultura nell’area del forte Santa Caterina al Pestrino. Il progetto prevede una serie di edifici a forma di L, proprio di fronte al forte austriaco, di cui uno alto 9 metri, su una superficie di 16.000 mq, recuperati dalla demolizione delle palazzine militari dismesse e fatiscenti. La struttura avrà un grosso impatto su un’area naturalisticamente e storicamente molto importante. I Magazzini della Cultura, possono trovare gli spazi adeguati in zone urbanisticamente e paesaggisticamente più idonee come, per esempio, all’Arsenale.

Un terzo è relativo al cosiddetto Parco della Cultura Urbana in via Galliano. Su un’area di circa 4.000 mq, di fronte alle storiche mura magistrali, sono previste una serie di piattaforme sportive per utenti di ogni età. È un impianto che dovrebbe essere inserito in un contesto più idoneo. Le nostre mura magistrali, patrimonio Unesco, andrebbero liberate da tutte le strutture che le insultano e che ne impediscono una corretta lettura.

Comprendo non sia facile rinunciare ai finanziamenti del PNRR per questi due ultimi progetti ma, se realizzati, danneggerebbero il patrimonio naturalistico e storico della nostra città. Certamente, per operare in questo modo occorre la volontà politica e soprattutto un’idea di città alternativa a quella di chi ci ha amministrato negli ultimi 15 anni.

Soprattutto, la Pubblica Amministrazione dovrebbe riprendersi il diritto-dovere di pianificare il territorio, non delegare agli investitori privati le scelte d’uso urbanistiche, non farsi “guidare” da potenti corporazioni economiche e/o politiche e iniziare un metodo di pianificazione partecipata.