Giovanni Villani, storico, giornalista, saggista, è l’autore di “Verona, Shakespeare e l’età dell’oro del teatro italiano” (Scripta editore), libro uscito in questi giorni che narra la nascita delle stagioni shakespeariane al Teatro Romano, fino agli anni Settanta. Gli abbiamo chiesto le motivazioni che l’hanno spinto ad interessarsi dell’argomento.

“Dopo le critiche lasciateci dal grande giornalista Bruno De Cesco su L’Arena di Verona, raccolte poi nel 1979 in un libro edito dal Comune di Verona, nessun altro si è più interessato a narrare qualcosa sulla storia del Festival Shakespeariano. Facendo seguito a “Il Potere dell’opera”, che scrissi dieci anni fa nell’occasione del centenario della lirica in Arena, mi è parso doveroso ricordare anche la nascita del festival al Teatro Romano. Ho sovente pensato se esista un’altra città italiana che può vantarsi di avere contemporaneamente, due festival di tale portata. Credo non ci sia e i veronesi non se ne vantano sufficientemente, sbagliando.

Da dove ha iniziato col suo racconto?

Ho voluto ricordare innanzitutto i tre organizzatori (a loro ho dedicato questo mio lavoro) che hanno contribuito a dare al Festival Shakespeariano un lustro internazionale. Proprio in questo 2023 ricorrono poi le sue 75 stagioni.

E cioè chi?

Quindi onore al nostro Renato Simoni che l’ha fondato nel 1948. A Carlo Alberto Cappelli, che dopo la morte di Simoni (5 luglio 1952), l’ha sostenuto fino al 1968. A Gianfranco De Bosio che ancora per qualche anno ne guidò le sorti, fino al 1970, nonostante la sua sovrintendenza in Arena.  

Come hanno preso il via le stagioni teatrali? 

Simoni, al quale il sindaco Fedeli aveva proposto inizialmente una regia del Barbiere di Siviglia in Arena, preferì optare per uno spettacolo di prosa al Teatro Romano, sito storico che secondo il suo parere era lasciato in totale abbandono. Provaci, gli disse Fedeli e allora il regista veronese, senza immaginare un eventuale prosieguo, progettò di mettere in scena il Romeo e Giulietta, chiamando come aiuto nientemeno che Giorgio Strehler.  

Età d’oro del teatro italiano, dice il titolo del suo libro. Perché?

In venticinque anni sul palcoscenico del Teatro Romano, grazie proprio ai tre organizzatori che ho sopra citato, sono passati tutti i più grandi interpreti di allora, non solo della prosa, ma anche del cinema, della televisione e del doppiaggio cinematografico. Al contrario di De Cesco, che ha rivestito il bellissimo ruolo di critico e che continuamente cito fra le righe, io mi sono rifatto spesso al retropalco del Teatro Romano e alle sue cronache che hanno vivacizzato la vita teatrale della Verona di quegli anni.  

Ci può dare qualche nome dei partecipanti?

Un imberbe Nino Manfredi sostenne il ruolo di Paride nel primo Romeo e Giulietta. Lo seguirono più avanti attori come: Vittorio Gasmann, Gian Maria Volonté, che non aveva ancora affrontato i film sul far west di Sergio Leone, Nando Gazzolo, che doppierà nei film le voci di Marlon Brando, Yul Brynner, Michael Caine, Frank Sinatra, Robert Duvall, Donald Sutherland, Laurence Olivier, Clint Eastwood, Henry Fonda. Per continuare poi con Enrico Maria Salerno, Corrado Pani, Giorgio Albertazzi, Giancarlo Giannini, Massimo Girotti (anche lui importantissimo doppiatore), Giorgio De Lullo, Romolo Valli, Renzo Ricci, Vittorio Caprioli, Memo Benassi, Arnoldo Foà, Tino Bianchi, Gabriele Ferzetti, Gianrico Tedeschi, Luciano Salce, Giulio Bosetti, Tino Buazzelli, Aroldo Tieri, Sergio Fantoni, Gabriele Lavia, Gigi Proietti, Mario Scaccia, tanto per ricordarne alcuni.

Nel comparto femminile chi venne al Teatro Romano?

Anche qui non mancarono le eccellenze. Da Edda Albertini, a Lilla Brignone, Paola Borboni, Valeria Valeri, Anna Maria Guarnieri, Delia Scala, Carla Gravina, Anna Proclemer, Lina Volonghi, Valeria Moriconi, Rossella Falk, Monica Guerritore, Andreina Pagnani, Giulia Lazzarini, Paola Quattrini. La mitica Sarah Ferrati fu salutata dalla stampa come fosse arrivata in città Eleonora Duse.

E non parliamo di registi e scenografi di grido. Dopo Strehler, Salvini, Squarzina, Enriquez, Ronconi, Ferrero, Colonnello, Puecher, Coltellacci, Casarini, Bolchi, Zeffirelli, Pizzi, Zuffi, Luzzati.

Quanto tempo ha dedicato a questo suo libro?

Beh! Mi è costato un bel po’ nella ricerca d’archivio. Ho sfogliato numerosi quotidiani e stampa di critica teatrale. Però ci tenevo molto a far emergere la notorietà della nostra città, di cui spesso non ci interessano nemmeno le più illustri vicende storiche.