(di Gianni De Paoli) Il caso Salvini deve far riflettere. Non può essere fatto passare come uno di dei tanti episodi della cronaca  parlamentare, come un brutto segnale della resa dell’Italia al progetto di sostituzione della popolazione attraverso l’immigrazione clandestina. E non si tratta nemmeno di valutare quanto Salvini abbia sbagliato nell’infilarsi nell’avventura del governo coi grillini che ha spianato la strada a Conte&compagni. 

Il significato politico dell’autorizzazione a procedere concessa dal Senato della Repubblica a Salvini per la vicenda della nave “Open arms” è di ben altra portata e va letto come un ulteriore passaggio nell’instaurazione  di un regime diverso dalla democrazia. E scusate se è poco. Ragioniamo, non facciamoci distogliere dalle problematiche pur pesantissime connesse alla vicenda: la difesa dei confini, il traffico di carne umana, il ruolo delle Forze Armate e di Polizia, il conflitto fra ministri, la mancanza di coordinamento da parte del capo del governo, i problemi di ordine pubblico e quelli sanitari legati all’entrata nei confini del stato di migliaia di persone incontrollabili.

Soffermiamoci sull’aspetto più squisitamente politico.

Il voto del Senato sarà registrato nei libri di storia perché sancisce un principio aberrante e cioè che un ministro nell’esercizio delle sue funzioni (potere esecutivo) viene sottoposto al giudizio della magistratura (potere giudiziario) e da questa può venire sanzionato. In sostanza l’atto del ministro, che è atto politico, fatto a nome del governo, espressione della maggioranza degli italiani, viene equiparato al reato commesso da un cittadino qualunque.

Questo, oltre che essere inammissibile per logica, è incostituzionale in quanto viola la separazione dei poteri su cui si fonda la nostra democrazia. Con questa scelta aberrante il Senato consegna di fatto le chiavi del potere alla magistratura che, come si sa, non è formata da rappresentanti del popolo, ma da persone che hanno semplicemente superato un esame e che secondo la Costituzione non possono interferire con gli altri poteri dello Stato. Un altro passo verso la dittatura anche se sono pochi ad accorgersene.