Dopo una lunga e penosa malattia è morto ieri sera Danilo Zantedeschi. Aveva 77 anni. Lascia la moglie Ebe e le due figlie: Chiara ed Erica. Pancho per gli amici, era molto noto negli ambienti sportivi per essere stato per molti anni presidente ed anima del Cus Verona rugby. Aveva da qualche anno cessato la libera professione di commercialista continuata dalla figlia Chiara.
Di poche parole ma di molti fatti, Zantedeschi è stato uno storico militante del Msi in cui si è impegnato politicamente fin dalla giovane età. Presente soprattutto nei momenti più difficili, con il suo atteggiamento bonario e senza mai atteggiarsi non si è mai tirato indietro. Sempre allegro e propenso a smitizzare ogni situazione, è stato un esempio di coerenza e serietà. Le sue qualità e il suo spessore umano, oltre che una fede politica granitica, hanno fatto sì che per anni sia stato uno dei punti di riferimento della federazione veronese del Msi.
Fu tra quelli, nei primi anni ’90, che ebbero l’intuizione che un periodo storico era finito e che ne iniziava un altro. Ha così ritagliato per sé un ruolo fondamentale, cercando di fare da ponte fra il vecchio e il nuovo. Quando c’è stato il momento critico del passaggio da Msi ad An, fra il 1994 e il 1995, Zantedeschi come sempre non si è tirato indietro. Alleanza Nazionale veronese venne fondata nel suo studio di commercialista in via Raggio di Sole. Fu lui il primo presidente e lì venne stabilita la prima sede del novo partito.
Terminato il processo fondativo, col solito spirito di servizio, si ritirò e lasciò che la presidenza provinciale venisse data ad altri, sempre sereno, sorridente, scherzoso, con la battuta pronta, senza darsi alcuna importanza e senza nulla chiedere. Il suo impegno politico si è snodato nel corso di mezzo secolo e si è esaurito con la dissoluzione di An nel 2008. Negli anni successivi s’è dedicato al suo rugby che oggi perde, assieme alla destra e a Verona tutta, una persona indimenticabile alla quale era impossibile non voler bene.