(di Stefano Tenedini) Fondazione Cariverona ha approvato il documento di programmazione pluriennale per il triennio 2023/2025, con un obiettivo complessivo di erogazioni di 60 milioni, dei quali 20 saranno già resi disponibili con il documento di programmazione annuale del prossimo anno. Un progetto di interventi dal contenuto emblematico: “Costruire futuro: azioni di policy building per le comunità”. Il documento di programmazione pluriennale, approvato all’unanimità dal consiglio generale nei giorni scorsi, è stato anticipato alla stampa e condiviso con i territori nell’evento “Sìamo il Futuro” al Teatro Ristori, tappa conclusiva del format pensato per generare relazioni fondate su fiducia e dialogo.
Un futuro, ha esordito il presidente Mazzucco nell’appassionata introduzione, che vive oggi un momento chiave: c’è la percezione che la politica sia in ritardo nel comprendere quali siano le competenze davvero necessarie al Paese e ai tempi che stiamo vivendo. “La cultura classica è un patrimonio da preservare, ma senza trascurare altri campi altrettanto se non più importanti. Anche la scienza è cultura, e non è una gara”, sottolinea. “Negare il nuovo è una mutilazione e comporta conseguenze negative: pensiamo ai limiti che il ministero impone alla trasformazione energetica, come vietare i pannelli solari per “proteggere” aree ed edifici quando l’energia è ormai una criticità evidente. Un atteggiamento che ritarda il Paese, un autolesionismo che danneggia la cultura scientifica e va a scapito del progresso”.
Emergenza climatica e scarsità di acqua sono ormai problemi di sopravvivenza, come conferma una estate torrida con una grave siccità, dice, aggiungendo che “già tre anni fa avevamo deciso che il pur doveroso supporto alla cultura classica e al patrimonio artistico non dovesse prevalere sulla priorità di interventi immediati per la salvaguardia della specie umana sul pianeta. Oggi il programma si deve orientare sull’emergenza climatica e quindi sulla formazione di competenze specifiche in materia ambientale, pur senza dimenticare un sostegno a categorie meno tutelate e alle persone colpite sia dalla pandemia che dagli effetti della crisi finanziaria”.
Ancorando l’azione ai tre obiettivi strategici che già avevano connotato il triennio 2020-2022, il consiglio generale ha quindi proposto nuovi approcci e modelli di intervento, integrando l’erogazione di risorse economiche con percorsi di rafforzamento delle competenze e collegando la promozione dell’innovazione e della sperimentazione con l’attenzione riservata a percorsi di consolidamento e diffusione di buone pratiche. Per il triennio 2023-2025, sulla base delle analisi finanziarie sviluppate sulla redditività proveniente dalla gestione del patrimonio, l’obiettivo complessivo di erogazioni è pari a 60 milioni, circa 20 milioni ogni anno.
“Il nuovo documento di programmazione pluriennale rafforza la coraggiosa visione per obiettivi espressa nel precedente triennio, tracciando un percorso di continuità che propone linee di azione focalizzate alla generazione del cambiamento”, chiarisce Alessandro Mazzucco. “Dobbiamo anche essere in grado di orientare le nostre attività in coerenza con la programmazione europea e gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda 2030, muovendoci in un contesto su cui gravano molteplici fattori macroeconomici che si sommano agli effetti del Covid-19. Sono difficoltà oggettive che non dovranno però essere un alibi per rallentare il processo di innovazione attivato da Fondazione nelle comunità. Infine”, conclude Mazzucco, “i progetti non vogliono essere beneficienza, ma investimenti: è molto più utile e vantaggioso sostenere i territori con un supporto che duri nel tempo, dia frutti e generi nuove opportunità”.
Tre gli obiettivi distinti, connotati da una forte integrazione tramite politiche e interventi di sviluppo territoriale sostenibile. Gli obiettivi, mettendo al centro le giovani generazioni, rappresentano la sfida su cui si concentra l’impegno della Fondazione. Il primo è affrontare la sfida dei cambiamenti climatici in atto, e quindi la protezione e la cura dell’ambiente, oltre alla valorizzazione dei territori. Secondo obiettivo saranno i percorsi necessari ad avviare le nuove professioni, con la valorizzazione del capitale umano e la promozione di opportunità a favore dei giovani. Infine le comunità saranno al centro di un lavoro di squadra di innovazione sociale, benessere e qualità della vita per la promozione di comunità inclusive e coese.
Il direttore generale della Fondazione Filippo Manfredi ha quindi illustrato nei dettagli la programmazione delle attività 2023-2025, definendola in continuità con il triennio precedente che si conclude con il 2022. A proposito del periodo in chiusura, ha ricordato in sintesi che 75 milioni sono stati messi a disposizione per 420 progetti suddivisi su 18 bandi. Sono state introdotte attività di sistema anche sulla transizione digitale, con l’obiettivo di fornire uno stimolo forte ai territori perché accedano i fondi e li utilizzino. Le aree di interesse (da Verona a Vicenza e Mantova, fino a Belluno e Ancona) sono composte in buona parte da piccole comunità sotto i 5000 abitanti, per le quali la Fondazione punta a interpretare un ruolo di accompagnamento, forte di un patrimonio stabile che consente un altrettanto stabile erogazione di fondi.
Per quanto riguarda il documento di programmazione annuale del 2023, le stime formulate sulla base dei dati al 30 settembre scorso confermano che le risorse da dedicare alle attività della Fondazione saranno di 20 milioni complessivi, che salgono a 24,2 milioni considerando anche le somme derivanti dal credito di imposta. Nello specifico le risorse disponibili sono destinate ai tre obiettivi strategici per 14 milioni, pari al 70% del totale disponibile, e ai progetti pluriennali e ricorrenti, per altri 3,7 milioni, pari al 18,5% del totale. Il restante 11,5%, per 2,3 milioni sarà destinato ad altri stanziamenti.
Un altro focus dell’attività della Fondazione sarà il bando Costruire Futuro, rivolto ad azioni di policy building per le comunità territoriali: un’iniziativa emblematica che abbraccia i tre obiettivi strategici definiti. Il bando punta a selezionare un numero limitato di partenariati misti pubblico-privati, attraverso i quali attivare percorsi di capacity building, di supporto specialistico e accompagnamento all’elaborazione di programmazioni e progettazioni strategiche territoriali, attraverso pratiche innovative di policy design.
Il Bando si articola in fasi successive con una tempistica di gestione che si estende da subito al settembre del 2023, giungendo a individuare e sostenere interventi coerenti con le strategie di sviluppo sostenibile delineate in corso d’opera. La presentazione della manifestazione di interesse potrà avvenire sul sito web della Fondazione nei prossimi tre mesi, entro le ore 13 di mercoledì 15 febbraio 2023.
A margine della presentazione degli obiettivi triennali presidente e direttore della Fondazione hanno affrontato anche temi finanziari di attualità e – parlando di Verona – i rapporti con la nuova amministrazione e le prospettive urbanistiche. Mazzucco e Manfredi sono soddisfatti per come si muove il gruppo Unicredit e sottolineando di nutrono buone aspettative, anche perché la banca sta tornando sui territori. Buono anche il giudizio sul Banco BPM, di cui si apprezzano i risultati, anche se l’interesse della Fondazione è decisamente limitato. Un passaggio veloce infine sulla decisione di rimanere estranea all’operazione Monte dei Paschi di Siena, dovuta essenzialmente all’interesse rivolto più ai mercati redditizi che non alle logiche di sistema.
Per quanto riguarda invece la valorizzazione del patrimonio immobiliare a Verona e nelle altre aree, è stato sottolineato che è significativo e va promosso e reso profittevole, come dimostra il successo del recupero dell’area dei Magazzini Generali col recente insediamento di Eataly. Alcuni immobili sono a reddito, altri invece hanno una ricaduta positiva in termini sociali e territoriali. Per altri progetti invece si potrebbe procedere per scaglioni, pur mantenendo il cronoprogramma: ma sono interventi che richiedono ingenti capitali e quindi vanno accuratamente studiati e progettati.
Rispetto al dialogo con la giunta Tommasi, i vertici della Fondazione hanno confermato che procede bene, annunciando buone prospettive per il recupero di Palazzo Forti, destinato a ospitare la galleria d’arte moderna: un progetto giudicato di grande valore, anche per l’interesse di un investitore privato veronese per il ripristino di un’esposizione con un ricco patrimonio artistico. Da ultimo una valutazione sul progetto di sviluppo e trasformazione in area alberghiera “Garibaldi 1”, già sede della Cassa di Risparmio: Mazzucco ha confermato che è un’operazione da valutare con attenzione perché si tratta di un mercato molto vivace. “Se come si sottolinea in continuazione a Verona si vuole incrementare il turismo di qualità”, spiega, “bisogna promuovere anche un’offerta alberghiera adeguata, altrimenti non vi sarebbe una prospettiva favorevole allo sviluppo”.