L’Adige ha incontrato il senatore Maurizio Gasparri, romano, militante della destra fin da ragazzo, vice-presidente del Senato, cordiale e socievole di natura, una delle figure più pulite e più amate nel panorama politico italiano.
Lei, senatore Gasparri, con le sue nove legislature, è uno dei parlamentari più ‘anziani’, se non il più ‘anziano’, non certo per età, ma per esperienza politica. Ha iniziato giovanissimo nel Msi, è stato eletto ininterrottamente dal 1992, ha visto durante i suoi mandati ben cinque presidenti della Repubblica e non so quanti governi. Ha vissuto la fine della prima Repubblica, è stato ministro nella seconda ed ora è vice-presidente del Senato…
A proposito: in che Repubblica siamo adesso?
«Grazie per aver ricordato il mio lungo percorso sempre però pieno di militanza, di passione e di consenso di quanti seguono la mia attività e l’hanno sostenuta nei momenti elettorali e non solo. In che Repubblica siamo adesso? Siamo in effetti in una seconda Repubblica, non siamo più in quella tradizionale del dopoguerra con la DC, il PSI, il PCI. È iniziata una fase molto magmatica che io definirei come una sorta di seconda Repubblica che dovrà poi trovare una definizione e nuove regole del gioco. Però diciamo, la vera cesura c’è stata nella fase ’92-’93 con il crollo di alcuni partiti e la nascita di nuovi soggetti».
Vista con gli occhi di oggi che giudizio complessivo dà della prima Repubblica?
«La prima Repubblica è sempre stata criticata e vituperata. Era accompagnata da fenomeni corruttivi estesi però poi alcuni furono travolti dall’offensiva giudiziaria ed altri, come la sinistra, furono risparmiati, pur avendo avuto comportamenti similari, con una forte corruzione e legami con fondi esteri di Mosca, con i fondi delle cooperative e con le tangenti prese dalle imprese private.
Gasparri: nella prima Repubblica più qualità
Però – continua Gasparri col suo modo di parlare veloce e senza pause e con grande onestà intellettuale — devo dire che nella prima Repubblica c’era un’organizzazione più democratica e radicata dei partiti sul territorio. C’era poi più competenza e selezione, c’era un cursus honorum, si partiva dal quartiere e si poteva arrivare, non necessariamente, in Parlamento. Ora c’è una sorta di arrembaggio che spesso fa emergere persone assolutamente prive di consapevolezza, di preparazione culturale e di qualità».
Tra tutti i politici provenienti da Alleanza Nazionale lei è stato uno dei pochi che, una volta confluiti in Forza Italia, vi è rimasto anche dopo la costituzione di Fratelli d’Italia. Quali sono i motivi di questa scelta?
«Io sono rimasto accanto a Berlusconi,- e qui l’espressione di Gasparri si fa seria- soprattutto alla luce del tradimento di molti esponenti della destra che hanno favorito la sinistra, inutile fare nomi ma tutti sappiamo quello che hanno fatto alcuni soggetti, che hanno offeso i loro elettori e la loro storia. Io ero nel primo Governo Berlusconi nel ’94, sono stato, da alleato e poi da militante del PDL, sempre accanto a Berlusconi, che ha costituito il centrodestra, ha consentito la nascita di uno schieramento vasto che ha battuto sul campo la sinistra.
Il legame fra Gasparri e Berlusconi
Il legame personale, la gratitudine per la costruzione politica che Berlusconi ha messo in campo rispetto al tradimento di altri mi ha indotto a rimanere, senza alcun dubbio, anche nella fase di riorganizzazione di Forza Italia, accanto a Berlusconi. Dovrò proseguire questo percorso perché sono in questo movimento una delle persone che per impegno, passione e coerenza può dare un contributo, importante soprattutto ora che bisogna affermare il ruolo del “berlusconismo” anche dopo la perdita di un leader insostituibile e irraggiungibile».
In Forza Italia lei è uno degli esponenti più autorevoli e con maggior conoscenza delle dinamiche politiche e del Palazzo. Che futuro vede per il suo partito dopo la morte di Berlusconi?
«Tutti ci chiedono che fine farà Forza Italia senza Berlusconi. Io ribatto – risponde Gasparri sorridendo- volte anche con spirito ironico: “che fine farete voi?”, giornalisti di giornali che vendevano un milione di copie e che ora ne vendono 100mila, se pure ci arrivano; voi esponenti di un mondo accademico travolto da mille scandali; voi presunti intellettuali tanto arroganti quanto ignoti alle masse. Io credo – continua -che lo spazio per un partito moderato di centrodestra attento alla famiglia, all’impresa, al ruolo internazionale dell’Italia ci sia assolutamente.
Serve capacità costruttiva. Io dico sempre che tutti guardiamo i fuochi d’artificio, però poi sono gli impianti elettrici che mandano avanti le case, le fabbriche, la vita, che senza un impianto ben funzionante non avrebbe né luce, né aria calda, né aria fredda, né cibi freschi, né tutto quello che un impianto elettrico ci garantisce. Emoziona più un fuoco d’artificio, ma dopo cinque minuti non esiste più. L’impianto elettrico c’è sempre e fa la differenza».
Immigrazione. Pur con tutta la buona volontà di accogliere tutti ad un certo punto si renderanno conto anche i tifosi dell’accoglienza che sarà necessario fermare gli sbarchi. Non crede che allora valga la pena farlo subito? E come?
«Io sono molto severo sul fronte dell’immigrazione, lo dico tutti i giorni, sono contrario all’accoglienza indiscriminata, capisco che se non si interviene in Africa sarà difficile fermare un’esplosione demografica che ci può travolgere e quindi ricordo che anche la destra negli anni ‘90 parlava di “aiutarli a casa loro” che poi è quello che oggi con un “piano Mattei” Forza Italia propone per evitare che la povertà e l’aumento della popolazione facciano scivolare l’Africa in casa nostra e quindi ci vuole fermezza ma anche lungimiranza».
Importanti le elezioni europee
Le elezioni europee sono la prossima scadenza più importante. Il centrodestra, se unito, ha l’occasione di andare a governare l’Ue per la prima volta nella storia. Un’occasione per l’Italia, dove la destra è saldamente al governo, di acquisire quel peso politico che aveva perso negli ultimi quindici anni. Ci sono le condizioni?
«In Europa dobbiamo sperare che ci sia un centrodestra simile a quello italiano autosufficiente e con una maggioranza in grado di governare l’Unione Europea, però non possiamo imbarcare quelli che sono contro l’Europa. Che se fosse unita, se diventasse una fortezza, potrebbe reggere la concorrenza sleale cinese, la concorrenza di altre piattaforme continentali emergenza.
L’Europa
L’Europa è condannata a stare insieme perché cinquecento milioni di persone, se unite, possono reggere una sfida di un miliardo e mezzo di cinesi o un miliardo e mezzo di indiani. Frammentati, i singoli Paesi o, peggio ancora, le regioni europee, non conterebbero nulla. Quindi credo che l’alleanza tra conservatori, Partito Popolare Europeo, di cui facciamo parte, e ovviamente anche la Lega, sia una priorità. Dopodiché ci sono gruppi estremisti che francamente sono ostili all’Europa e quindi non sono integrabili in un quadro di governo europeo. Vedremo dopo le elezioni cosa accadrà. Speriamo che ci siano numeri per una maggioranza democratica e alternativa alle sinistre».
Le elezioni regionali
Nel 2025 sarà la volta delle regionali in Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Campania, Puglia, Val d’Aosta e Veneto, dove Zaia non è ricandidabile. Si parla di una leggina ad hoc per consentire il terzo mandato a quei presidenti regionali che hanno superato il limite di due. Secondo lei è possibile?
«Credo che tanti vorrebbero rimanere a vita alla guida di comuni e regioni però penso che un limite al numero dei mandati sia necessario e quindi credo che si possa andare avanti anche con altri candidati rispetto a quelli che per molti anni hanno governato bene alcune Regioni. Ma prima ancora delle elezioni che voi elencate ricordo ci sono in queste prossime settimane le elezioni in Abruzzo, in Sardegna, in Basilicata e poi quelle in Piemonte, le altre regioni ci saranno nel 2025».
Il Veneto
E’ prevedibile che dopo vent’anni di presidenza alla Lega e quindici a Forza Italia al prossimo giro la presidenza del Veneto possa toccare a Fdi, che è tra l’altro il partito di maggioranza relativa in quella regione?
«I numeri in democrazia sono decisivi, quindi anche in Veneto le candidature non potranno prescindere dagli equilibri che anche le elezioni europee fotograferanno. Non sta a me ora anticipare chi possa essere il candidato futuro alla presidenza del Veneto, l’importante è tenere unita la coalizione di centrodestra e mettere in campo proposte vincenti. Zaia ha fatto bene, altri potrebbero proseguire la sua opera, ma non è questa la sede e né il tempo per decidere cose così importanti che saranno esaminate quando sarà il momento».
Gasparri il politico più amato
“Se Gasparri rimane in panne con la macchina in qualsiasi parte d’Italia, nel giro di mezz’ora arriva qualche suo amico ad aiutarlo”. Lo si diceva quand’era in Alleanza Nazionale, per sottolineare la sua popolarità, quanto era benvoluto e anche organizzato sul territorio. E’ ancora così?
«Sì ho ancora tanti amici, quelli vecchi, quelli nuovi, altri che si sono aggiunti. Non cambio numero di telefono, non cambio mail, sono reperibile, raggiungibile e nei limiti delle mie capacità fisiche, che sono ancora ampie, disponibile.
Giro tutta l’Italia incessantemente ed il legame umano con le persone è sempre forte. Se avessi qualche necessità sono certo che in ogni comune troverei qualcuno pronto ad aprire le braccia e essere contento di potermi accogliere o aiutare. Di questo sono molto contento. È il frutto di una vita intera dedicata alla politica con spirito di militante. Tutt’ora organizzo grandi incontri dei giovani verso la fine dell’estate proprio perché penso che la militanza e la partecipazione siano gli ingredienti essenziali. Se dovessi avere qualche problema – conclude Gasparri senza nascondere un certo orgoglio- in qualsiasi comune so che troverei un amico, e forse più di uno, lieto di essermi accanto».