La maxi-operazione condotta contro la delinquenza straniera a Verona mette in evidenza quanto sia difficile espellere gli immigrati irregolari. Anche se se sono dei delinquenti. Passato il momento degli applausi per il successo della retata, resta adesso il problema di rispedire a casa loro i 26 marocchini arrestati. Anche perché doverli mantenere con un costo di 138 euro al giorno, aggiungerebbe al danno la beffa. 

Anche per questo motivo, afferma Ciro Maschio, presidente della Commissione Giustizia della Camera, congratulandosi con il Procuratore Raffaele Tito, con i suoi collaboratori e con la Polizia per l’intera operazione, essa «non costituisce un punto di arrivo, ma uno step importante di un’azione che deve proseguire».

Maxi-operazione. La difficoltà di espellere gli stranieri

Il Procuratore di Verona, proprio in occasione della maxi-retata del 23 luglio, aveva messo in evidenza le difficoltà di rimpatriare coloro che vengono arrestati perché il paese di cui sono cittadini afferma di non riconoscerli.

Nello specifico si tratta di cittadini marocchini che dovrebbero essere espulsi dall’Italia e portati in Marocco. E’ già accaduto che, di fronte alla richiesta della autorità italiane di collaborare per il rimpatrio di alcuni marocchini indesiderati, la rappresentanza diplomatica abbia fatto orecchie da mercante dicendo che i soggetti in questione non risultavano loro connazionali.

Ma le bugie, si sa, hanno le gambe corte. Infatti le telefonate che poi i detenuti facevano a casa ai loro famigliari, erano tutte dirette in Marocco.

Da notare, tra l’altro, che il Marocco non è un paese in guerra. Quindi i marocchini che giungono in Italia non sono profughi. Per di più, fra tutti gli stati del nord Africa, è uno dei più sviluppati e sicuri. Non esistono quindi i presupposti umanitari per l’accoglienza, per di più di persone che delinquono e non rispettano la legge. 

Maxi-operazione. La difficoltà di espellere gli stranieri

Ed è proprio sulle difficoltà di espulsione, materia che riguarda sia  il ministero degli Esteri che quello della Giustizia, che si concentra l’attenzione di Maschio che della Commissione Giustizia di Montecitorio è appunto presidente. 
«Il problema -dice il deputato veronese di Fratelli d’Italia- lo conosciamo. Le normative italiane già prevedono, per una serie di reati tra cui quelli commessi a Verona, l’espulsione immediata degli stranieri che delinquono. Però i Paesi stranieri da cui provengono questi delinquenti,- spiega-  talvolta disconoscono scientemente la cittadinanza che risulta alle autorità italiane, proprio per annullare l’efficacia delle norme italiane o ritardarla con lunghissime procedure di accertamento e non essere costretti a ricevere gli espulsi.

Dalla maxi-operazione alle espulsioni

Nel caso dei detenuti stranieri, invece, é possibile rimpatriarli prescindendo dal loro consenso solo se previsto da trattati bilaterali stipulati tra Italia e Paese di destinazione».

E il fatto che non danno il consenso ad essere rimpatriati la dice lunga su come vengono trattati in Italia rispetto a casa loro.

«Recentemente -continua Ciro Maschio-, ad esempio,  l’Italia ha sottoscritto un trattato con la Romania, mentre con il Marocco non si é ancora riusciti».

«Per questo abbiamo segnalato il caso veronese al nostro Governo e Parlamento e abbiamo preparato con gli altri deputati veronesi – Mazzi, Morgante e Padovani– e col senatore Gelmetti un’interrogazione parlamentare».

Maxi-operazione. La difficoltà di espellere gli stranieri

Il problema delle espulsioni è nell’agenda del governo che «sta già lavorando sia per facilitare le espulsioni, sia per sottoscrivere altri trattati bilaterali con questi Paesi per il rimpatrio dei detenuti e, per superare le resistenze nella stipula di tali trattati».

Solo che, conclude Maschio questi vanno collocati «nel quadro più ampio del Piano Mattei, della reciproca collaborazione e degli investimenti del Governo italiano sull’Africa. 

Quindi teniamo alta l’attenzione su questa priorità e proseguiamo il lavoro diplomatico internazionale del Governo, confidando che in questo modo si possa arrivare presto a superare anche queste resistenze dei Paesi interessati».