(di Paolo Danieli) Il Traforo è un’esigenza di tutti. Nessuno lo può più negare. Un’esigenza né di destra né di sinistra, né di questo o quel politico. Il Traforo lo vogliono i veronesi.
Se ne parla da decenni. E già questo è sufficiente a dimostrarlo. Se si continua a parlarne è la prova che è un’opera necessaria e non più procastinabile. Altrimenti sarebbe passata nel dimenticatoio. Come tante altre proposte urbanistiche.
Chi è contrario deve arrendersi all’evidenza dei fatti.
Non c’è un solo veronese che, imbottigliato nella strettoia del Teatro Romano, non si domandi se sia mai possibile che nel 2024 siamo ancora ridotti così.
I primi a lanciare l’idea furono degli amministratori socialisti durante la 1ª Repubblica: Valerio Bodo, Renato Finzi, Carlo Mingon.
Poi fu Tosi a farne una bandiera delle sue amministrazioni, senza però riuscire a realizzarlo per motivi di finanziamenti. Con Sboarina, preso atto delle difficoltà per fare il Traforo da Poiano a Parona, si pensò di farlo ‘breve’, da borgo Venezia a Valdonega. Ma rimase solo un’idea.
Infine arriva Tommasi che invece decide di deviare i 54 milioni destinati al Tarforo per fare la strada di Gronda a sud della città e altre cosucce.
E allora addio Traforo? Neanche per sogno.
Se un’opera serve, va fatta. Punto e basta. E i soldi? Si trovano. In un modo o nell’altro. Se ci sono quelli per i ponte sullo Stretto di Messina, devono saltar fuori anche quelli per il Traforo, che sono infinitamente di meno!
E’ inutile riempirsi la bocca con la vocazione logistica di Verona, crocevia degli assi Nord-Sud ed Est-Ovest, se poi la viabilità attorno alla città è monca, con un anello che non si chiude.
E’ semplicemente ridicolo concionare di mobilità urbana, se poi tutto il traffico d’attraversamento fra i quadranti nord-ovest e nord-est, ovvero fra la Valpolicella e Borgo Trento e fra Borgo Venezia e la Valpantena deve passare per delle strade costruite secoli fa per dei carretti e qualche carrozza!
Ma coloro che hanno avuto la brillante idea di deviare altrove i finanziamenti, seppur parziali, per il Traforo non si rendono conto di che figura facciamo con i turisti che vengono ad ammirare uno dei punti più belli di Verona e lo trovano intasato di traffico e inquinato?
E visto che hanno chiesto il consenso dei veronesi in nome dell’ecologismo, non pensano di aver fatto un cattivo servizio alla loro stessa causa prolungando all’infinito l’inquinamento tra via Mameli e Veronetta e per di più andando a ledere il polmone verde delle Torricelle con il traffico in fuga dalla strozzatura del Teatro Romano?
Senza contare che quando l’inutile filovia sarà in funzione la situazione peggiorerà al limite della paralisi.
Filobus? Il Traforo a maggior ragione
Con questo non si vuol riversare sull’attuale amministrazione la colpa del Traforo che non c’è. Essa va distribuita equamente, con le varie attenuanti, con tutte quelle che l’hanno preceduta. Ma aver distratto su altro quei 54 milioni non è certo un merito.
Alcuni pasdaran dell’ideologia green pensano e dicono che del Traforo se ne potrebbe fare a meno se i veronesi lasciassero la macchina a casa e si spostassero in bicicletta o in bus. Ma questa è una posizione puramente ideologica avulsa dalla realtà.
Hanno idea dell’età media della popolazione? Si rendono conto che una persona sulla sessantina, non Matusalemme, non ce la fa ad andare in bici andata-e-ritorno da Montorio a Borgo Trento o in Zai? E che quand’anche ce la facesse, meteo, tempi, salute, salite e buche permettendo, quanto ci impiegherebbe?
E il trasporto pubblico non è certo in grado di risolveremo problema. A meno che Verona non si doti di una metropolitana. Ma questo significa aspettare ancora anni.
E allora il Traforo rimane l’unica soluzione. Dei consiglieri regionali e dei sindaci si sono fatti promotori di un comitato per la sua realizzazione. Fanno bene. Meglio ancora se la folta delegazione di parlamentari veronesi a Roma si attivasse con tutti i mezzi, ma proprio con tutti, per ottenere i finanziamenti necessari e partire al più presto con i lavori del Traforo. Lungo o breve che sia.