I lunghi tempi d’attesa ai Pronto Soccorso sono, con le liste d’attesa, una delle maggiori criticità della sanità italiana. L’Agenas, l’agenzia nazionale per il servizio sanitario regionale, ha monitorato le attese ai Pronto Soccorso di tutti gli ospedali secondo 2 parametri: la percentuale dei pazienti che al PS hanno dovuto aspettare un tempo uguale o superiore a 48 ore fra l’entrata e la dimissione; è la percentuale di coloro che, una volta arrivati al PS hanno deciso di andarsene via soprattuto per i luoghi tempi d’attesa, che è comunque un altro indicatore negativo.
In questa classifica bisogna dire che fra le Aziende ospedaliere-universitarie Verona, rispetto a tante altre realtà, se la cava bene con il suo 0,6% di attese di 2 giorni o superiori. Padova leader assoluto con una percentuale uguale a zero! 1,6% è invece il tasso di abbandono nell’Aoui veronese, battuta ancora da Padova con l’1,1%.
La peggiore situazione italiana la si trova al Cardarelli di Napoli, con un 9,1% fra gli ospedali normali e fra gli universitari al policlinico Tor Vergata di Roma con il 12,3%. Male anche il S. Camillo di Roma (7%), il Cervello di Palermo (5,3%) l’ospedale di Cosenza (5%) e fra gli ospedali universitari il S. Andrea di Roma (11%), l’Umberto I (5,5%) e l’ospedale di Siena (4,9%).
I parametri migliori fra le aziende ospedaliere il Brotzu di Cagliari con lo 0%, l’ospedale di Perugia con lo 0,1%, il San Croce e Carlo di Cuneo e il Papardo di Messina con lo 0,2%.
Fra le aziende universitarie il policlinico di Milano, di Pavia e di Padova con lo 0% e il Martino di Messina con lo 0,2%.
Per gli abbandoni, che costituiscono un altro indicatore negativo, il peggiore è l’ospedale Cervello di Palermo con il 24%, seguito dall’ospedale Dei Colli di Napoli con il 19,6%, il Civico Benfratelli di Palermo col 18,9% e il Garibaldi di Catania con il 12%.
Fra gli ospedali universitari il peggiore è il G.Martino di Messina con il 17,4% di abbandoni, il policlinico Tor Vergata di Roma con il 15,7%, il Giaccone di Palermo con il 14% e il Riuniti di Foggia con il 13,7%).
Buone le percentuali del S.Maria di Terni con lo 0,3%, del S. Carlo di Potenza con 1,9% dell’ospedale di Perugia col 4%, del policlinico di Pavia con lo 0,3%, l’ospedale universitario di Padova con 1,1% e il policlinico di Milano con 1,2%.
Tra questi 2 dati estremi però rimane il problema delle attese medie che non sono state misurate, ma che dall’esperienza di ciascuno sono sempre di molte ore. Nei Pronto Soccorso della provincia di Verona siamo sempre attorno alle 5/6 ore. Sempre troppe per chi sta male. Le cause sono diverse. Ma le principali sono la mancanza di medici e infermieri e i troppi accessi impropri. Fattori sui quali non possono incidere le singole aziende ospedaliere che sono il terminale di due problemi che negano da lontano. Della carenza di personale sanitario s’è detto parecchio. Le cause la programmazione sbagliata degli ultimi 20 anni da parte dei ministri della sanità e dell’istruzione; il numero chiuso a Medicina che va abolito totalmente; le retribuzioni inadeguate; l’organizzazione del lavoro e le prospettive di carriera.
Pronto Soccorso. Manca il filtro sul territorio
Degli accessi impropri si è anche detto. Prima causa è l’organizzazione del sistema sanitario sul territorio. I Medici di medicina generale (quelli che una volta si chiamavano medici di famiglia o medici condotti) e la Guardia Medica non sono in grado di fare da filtro ai Pronto Soccorso. E’ esperienza comune come sia gli uni che gli altri non costituiscono un presidio sufficiente per scaricare i PS di tutta una serie di accessi che poi si rivelano impropri: codici verdi e gialli. Ma per rimuovere queste cause è, più ancora che necessaria, urgente una riforma dell’intero Ssn. Che però non si vede.