Un grido d’allarme si leva dal territorio veronese contro quella che viene percepita come una minaccia per l’agricoltura e l’equilibrio ambientale: il Comune di Nogarole Rocca, affiancato da Coldiretti Verona, ha deciso di impugnare le attuali modalità di realizzazione dei sistemi di accumulo di energia elettrica, noti come BESS (Battery Energy Storage System).
Nel mirino delle istituzioni locali c’è la normativa nazionale che consente l’autorizzazione di tali impianti in deroga agli strumenti urbanistici comunali, senza passaggi partecipativi né valutazioni ambientali preliminari. A preoccupare è soprattutto la portata degli interventi: «Nel nostro Comune – spiega il sindaco Luca Trentini – il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha autorizzato un impianto da ben 70.000 metri quadrati di terreno agricolo, e sappiamo che è in corso la richiesta per un ulteriore sito di 50.000 metri quadrati. Tutto questo avviene senza alcun coinvolgimento delle comunità locali e in deroga ai Piani di Assetto del Territorio approvati da Comune e Regione».
Il Decreto ministeriale n. 7/2022 riconosce infatti i BESS come opere di pubblica utilità, con la conseguenza che gli enti locali si trovano obbligati ad adeguare la destinazione urbanistica dei terreni interessati, trasformandoli da agricoli a industriali, senza possibilità di opposizione.
Da qui nasce la netta presa di posizione di Coldiretti Verona, che denuncia la progressiva erosione di superfici destinate alla coltivazione. «Abbiamo sempre difeso l’utilizzo agricolo dei suoli – dichiara il presidente Alex Vantini – e già in Veneto siamo stati in prima linea contro l’espansione dei pannelli fotovoltaici a terra. Anche stavolta, pur condividendo gli obiettivi legati all’energia rinnovabile, constatiamo che si continua a sacrificare l’agricoltura, l’unica attività davvero sostenibile a lungo termine. È una contraddizione evidente: si promuove la transizione ecologica danneggiando il settore che meglio tutela l’ambiente».
Il Comune di Nogarole Rocca ha quindi deciso di ricorrere al TAR del Lazio, con l’obiettivo di rimettere al centro le esigenze del territorio. «Non siamo contrari ai BESS in quanto tali – precisa il sindaco Trentini – ma chiediamo che i processi autorizzativi siano condivisi con le comunità locali e che siano fissati dei limiti precisi all’espansione di questi impianti. Non possiamo permettere che siano solo le logiche del mercato a determinare l’uso dei nostri suoli. Servono garanzie per la gestione di questi impianti nel lungo periodo, soprattutto sul tema del “fine vita”: cosa succederà a queste mega batterie quando non saranno più operative? Il nostro ricorso chiede chiarezza sul ripristino dei terreni e sul corretto smaltimento degli impianti, per tutelare sia l’ambiente che le nostre comunità».
Una battaglia, dunque, che si gioca sul confine tra innovazione e salvaguardia del paesaggio rurale, con la richiesta di una transizione energetica che non dimentichi chi da secoli lavora e custodisce la terra.