(di Angelo Paratico) Non sappiamo ancora, a 80 anni di distanza, le circostanze precise della morte di Adolf Hitler, ma possediamo alcune narrazioni più o meno solide. Questa mancanza di dettagli deve aver generato varie teorie cospirative. Uno dei motivi principali per l’esistenza di tali teorie è il pasticcio che fecero i russi quando entrarono nel bunker di Berlino, il 2 maggio 1945 e non avviarono un’indagine forense seria ma si concentrarono sul rubacchiare oggetti e articoli personali, inclusa la biancheria intima di Eva Braun.
Nonostante la complessità del mistero che circonda la morte di Hitler, questo non è nulla paragonata alla morte di Benito Mussolini, avvenuta 2 giorni prima. La sua uccisione ha costituito un’enorme perdita per la storia italiana ed europea, una perdita di dati e di circostanze storiche che sarebbe certamente uscite durante un regolare processo. L’averlo ucciso come un cane è stato come aver dato fuoco a una grande biblioteca colma di testi e di documenti, che sono andati perduti per sempre. Da questo punto di vista la messa a processo di Hitler poco avrebbe aggiunto o tolto a ciò che conosciamo di lui e del nazismo, mentre nel caso di Mussolini pareva molto evidente l’intenzione di chiudergli la bocca.
Fu lo SMERSH (che letteralmente significa “morte alle spie”) che iniziò le indagini sulla morte di Adolf Hitler. Inizialmente, un cadavere somigliante, uno dei tanti sparsi nella zona, fu erroneamente identificato come Hitler. Rendendosi presto conto dell’errore, lo SMERSH riesumò i veri resti di Adolf ed Eva da un cratere di bomba nel giardino della Cancelleria del Reich. Furono sottoposti ad autopsia proprio nel giorno della vittoria in Europa, l’8 maggio 1945.
Scattarono solo una fotografia poco chiara di quei resti. Tuttavia, la SMERSH raccolse la prova più importante per Mosca: i denti di Hitler. Quando gli alleati occidentali entrarono nel bunker nell’estate del 1945, non trovarono una scena del crimine ben mappata, ma un paradiso per i saccheggiatori. Un’intera stanza era piena degli effetti personali di Hitler. E sappiamo che gli ufficiali britannici, quando anche loro riuscirono a entrare, facilmente poterono nascondere vari oggetti come souvenirs sotto alle loro giacche, eludendo le guardie russe.
Stalin mise in dubbio la morte di Hitler
Joseph Stalin non fu contento dell’indagine dello SMERSH e, invece di condividere i dettagli imbarazzanti con gli alleati, fece qualcosa di molto strano. Lo stesso giorno in cui uno degli ufficiali di stato maggiore del maresciallo Georgy Zhukov annunciò al mondo che Hitler era morto avvelenandosi, Stalin disse che Hitler era vivo. Un fatto poco noto è che alla Conferenza di Potsdam, Stalin disse che Hitler poteva essere in Spagna o forse in Argentina! Non c’è nessun documento che spieghi perché Stalin abbia detto questo. Ma probabilmente stava giocando un gioco politico. Dire che Hitler era vivo gli permise di minare un rivale percepito in Zhukov, attaccare regimi ostili all’estero e tenere per sé le inadeguatezze delle indagini sovietiche. Stalin chiese al KGB di fare una sua indagine, ma lo SMERSH, incredibilmente, rifiutò di passargli i suoi reperti.
L’accusa sovietica che Hitler potesse essere ancora vivo spinse finalmente i servizi segreti britannici a intraprendere una propria indagine dettagliata sulla sua morte, raccolsero delle prove ma anche alcune di queste sono andate perdute.
Nonostante lo stato deplorevole delle prove forensi possedute dai russi, sappiamo che Hitler si è sparato. I dentisti di Hitler hanno identificato la sua mascella e i suoi denti, e tale identificazione è stata confermata da diversi studi compiuti con moderne tecnologie. Le foto mostrano tracce di sangue sul divano di Hitler, dove i testimoni hanno visto il suo corpo accasciato. Il sangue è stato poi analizzato e corrisponde al gruppo sanguigno di Hitler. I testimoni descrivono che solo il cadavere di Hitler era ricoperto di sangue, ma Eva odorava di mandorle amare, il che indica un avvelenamento da cianuro.