Su 7.900 Comuni presenti in Italia, solo 296 hanno trasmesso in materia di evasione delle “segnalazioni qualificate” all’Agenzia delle Entrate. Una cifra insignificante visto che l’evasione è stimata in quasi 93 miliardi di euro all’anno. Eppure la legge riconosce loro il 50% di quanto accertato.Pertanto nel 2023 queste 296 amministrazioni hanno potuto incrementare le entrate comunali di 3 milioni di euro. Dati diffusi della CGIA di Mestre.
Tutti a parole si scandalizzano per l’evasione, ma poi anche chi potrebbe intervenire persino “guadagnandoci” fa finta di niente. Come appunto quasi tutti i Comuni italiani. In Italia ci sono quasi 2,5 milioni di lavoratori in nero, di cui 932.200 nel Sud.
In Calabria sono il 17%, in Campania il 14,2, in Sicilia il 13,7 e in Puglia del 12,6. Il dato medio nazionale è pari al 9,7%.
Su 93 miliardi di evasione fiscale in Calabria pesa per il 19,4 per cento, in Puglia per il 17,5, in Campania per il 17,2 e in Sicilia per il 16,7. Media nazionale: 11,4%.
Tra questi il più ‘ligio’ è stato Milano, che ha ricevuto 397.991 euro come contributo statale all’attività di accertamento. Verona è al 13° posto, con un contributo di 32.905 euro. Cifre irrisorie rispetto al totale.
Ma i Comuni non sono attrezzati per fare i detective
Ciò non significa che i Comuni siano insensibili al problema. Solo che non basta che il sindaco segnali genericamente un potenziale evasore, ma deve esibire tutta una serie di dati circostanziati che presuppongono un attività investigativa che non è nelle possibilità né nei compiti dei Comuni. Senza considerare che quelle poche competenze disponi ili sono usate per “recuperare” l’evasione dei tributi locali, come l’Imu, la Tari, la Tosap, l’imposta sulla pubblicità e quella di soggiorno. Senza considerare la ricaduta negativo che un’attività del genere potrebbe avere sul consenso elettorale.
Diversa è l’azione di controllo che i Comuni possono avere sull’abusivismo edilizio.Come è possibile non “vedere” gli edifici abusivi che in Basilicata e in Calabria sono il 54,1% ( dato Cresme riportato dall’Istat). In Campania rappresentano il 50,4%, in Sicilia il 48,2% e in Puglia il 34,8 %.