Ma gli spettano davvero?

(Angelo Paratico) Emanuele Filiberto Umberto Reza Ciro René Maria di Savoia è figlio di Vittorio Emanuele di Savoia, morto nel 2024 e di Marina Doria, novantenne in buona salute. È nato a Ginevra nel 1972 e vi ha frequentato la facoltà di scienze economiche, ma senza arrivare a una laurea. 

Dopo varie avventure nel mondo dello spettacolo e della ristorazione, s’era candidato alle elezioni politiche nel 2008 per la Camera dei deputati con la lista “Valori e Futuro con Emanuele Filiberto”, ottenendo risultati pessimi. Ritentò nel 2009, alle Europee ma non fu eletto.  Si attribuisce titoli nobiliari non previsti dall’albo nobiliare di casa Savoia: principe di Venezia e Altezza Reale. Ma non risulta che Umberto II gli abbia mai conferito alcun titolo, né onorificenza, prima della sua scomparsa. Umberto II non distribuì mai i collari della Santissima Annunziata, indicando chiaramente che la più antica dinastia reale d’Europa doveva finire con lui.

Emanuele Filiberto con la sua nuova fiamma

Nel 2007 Emanuele Filiberto e suo padre Vittorio Emanuele avevano richiesto un risarcimento per danni morali e materiali allo Stato italiano, per un valore complessivo di 260 milioni di euro, oltre alla restituzione dei beni a loro confiscati quando nacque la Repubblica Italiana. La presidenza del consiglio rispose che semmai sono i Savoia che devono ripagare lo Stato per tutti morti provocati.

Non pago, il giovane Emanuele Filiberto, 3 anni fa, insieme con il padre e le zie, citò di nuovo in giudizio lo Stato Italiano per ottenere la restituzione dei preziosi gioielli della famiglia Savoia, depositati da Umberto II in un caveau della Banca d’Italia prima della sua partenza per l’esilio e, secondo quanto riferito dalla famiglia, mai sequestrati dallo Stato. La prima udienza, svoltasi nel giugno del 2022, diede esito negativo. Aimone di Savoia-Aosta disse che invece che alla restituzione avrebbero dovuto puntare a una mostra aperta al pubblico per renderli visibili, questo provocò uno dei tanti battibecchi fra Aosta e Savoia. Il Primo ministro Facta raccontò che nel rifiutare l’ordine di assedio che aveva presentato al Re, il 28 ottobre 1922, lui mormorava: “Qui gli Aosta arrivano, arrivano!”. 

Emanuele Filiberto rivuole i gioielli di famiglia
vecchia villa italia

Dopo il recente giudizio positivo sull’operato di Giorgia Meloni, Emanuele Filiberto si è scagliato contro la vecchia sentenza del Tribunale di Roma, che ha stabilito l’appartenenza allo Stato italiano dei gioielli e degli immobili della Corona. Vorrebbe inoltre riportare le salme dei propri antenati in Italia, seppellendoli nel Panteon di Roma. Si dice profondamente amareggiato per la decisione del Tribunale. “Ma non è amarezza per un valore economico. È per l’umiliazione della verità“, ha dichiarato. Per lui, i gioielli della Corona non sono semplicemente oggetti preziosi, ma simboli della monarchia costituzionale e della storia dell’Italia. Ribadisce che quei beni sono della sua famiglia e annuncia un ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’Uomo.

Denuncia, inoltre, l’appropriazione di collezioni d’arte, arredi, suppellettili, argenterie, archivi e memorie familiari.E poi ci accusano, ancora oggi, di essere ladri. È inaccettabile”, ha affermato, definendo l’esproprio “un atto di vendetta politica, privo di qualsiasi valutazione oggettiva“. 

Durante l’intervista ha contestato anche il mancato rispetto degli accordi stipulati al momento della revoca dell’esilio e sostiene che a suo padre sarebbe dovuta spettare un’abitazione, una scorta e un rientro dignitoso in patria, ma “nulla è accaduto. Tutto gli è stato negato“. 

Questo potrebbe anche essere vero ma Emanuele Filiberto dovrebbe mostrare per primo di non avere paura della storia, tirando fuori tutti gli incartamenti sottratti a Villa Italia in Portogallo, subito dopo la morte di Umberto II, avvenuta in un ospedale di Ginevra, il 18 marzo 1983. Dato che loro avevano le chiavi di casa sua sapranno bene dove sono finiti i faldoni con i documenti che l’ex Re possedeva. Questo argomento è stato recentemente sollevato in televisione dal bravo Roberto Giacobbo nel suo popolare programma Freedom – Oltre il Confine.

Siamo certi che esaminando quelle carte sparite (per quelle già da loro bruciate, amen!) si troveranno molte informazioni che ci costringeranno a una revisione critica del ruolo giocato da Vittorio Emanuele III e delle responsabilità di Benito Mussolini. Potrebbe emergere che, addirittura, il vero creatore del Fascismo sia stato il piccolo monarca sabaudo, non l’agitatore socialista romagnolo.