Tumore all’utero scoperto in gravidanza, salve mamma e bambina
Le viene scoperto un tumore maligno al collo dell’utero alla 16ª settimana di gravidanza. Unica soluzione l’aportazione dell’utero e dei tessuti circostanti con lo svuotamento dei linfonodi pelvici.
L’équipe di Ostetricia e Ginecologia A di Borgo Trento, diretta dal prof. Massimo Franchi, si è subito mobilitata per trovare il trattamento migliore per salvare la paziente e la vita che portava in grembo. Si è deciso di procedere in una modalità finora mai descritta in letteratura, con l’asportazione dei linfonodi quindi del tumore, e contemporaneamente eseguire il cerchiaggio al collo dell’utero per ridurre il rischio di parto prematuro, proteggendo la gravidanza. L’operazione radicale si sarebbe poi completata con l’estrazione totale al momento della nascita.

La rimozione dei linfonodi, all’ormai quinto mese di gravidanza, è un intervento molto rischioso, affrontato dal team di ginecologi guidati dal prof. Stefano Uccella che ha optato per una procedura mini-invasiva tecnicamente più complessa ma che aumenta le probabilità di sopravvivenza del feto. Durato molte ore, l’intervento si è concluso nel migliore dei modi.
Con un intervento eccezionale salvate 2 vite
Circa tre mesi dopo l’operazione la bambina è nata con parto cesareo e l’intervento programmato per la completa eradicazione del tumore è stato completato.
Ad un mese dal parto, l’esame istologico ha confermato la guarigione e la neonata sta bene.
Il prof Stefano Uccella: “Sono davvero felice ed emozionato per questa famiglia. Operare per un cancro dell’utero a 5 mesi di gravidanza in laparoscopia è davvero difficile. L’unicità della procedura è che non era mai stato descritto al mondo un intervento mini-invasivo di questo tipo a 5 mesi di gravidanza. Ho fatto questa scelta per poter preservare sia la mamma sia la piccola bimba, aspettare il parto avrebbe ritardato troppo le cure e un intervento immediato con un grosso taglio sulla pancia a 5 mesi avrebbe esposto la piccola Elisa a un rischio troppo alto, sarebbe stata troppo piccola per sopravvivere. Ringrazio la mia équipe, fatta di donne e uomini di grandissimo valore umano e professionale, e la famiglia per aver sempre creduto fermamente nel nostro ospedale e nella possibilità di guarire, preservando la vita della piccola Elisa”.