Non cessano le proteste per il recepimento da parte delle regioni del Nord e del Veneto in particolare della direttiva europea per il blocco delle auto diesel Euro 5 a partire dal prossimo ottobre.
«Una misura – commenta Stefano Valdegamberi, consigliere regionale veronese- formalmente motivata dalla necessità di migliorare la qualità dell’aria e tutelare la salute pubblica. Ma quanto è davvero efficace questa misura?»
«Secondo uno studio dell’Arpav condotto durante il periodo del lockdown da Covid, – informa Valdegamberi – la circolazione veicolare fu pressoché azzerata, ma i livelli di polveri sottili (PM10) nella Pianura Padana rimasero invariati, e in alcuni casi aumentarono.

Il blocco delle Euro 5 a chi serve?
Questo paradosso solleva interrogativi cruciali sull’efficacia reale del blocco del traffico per combattere l’inquinamento atmosferico in un territorio geograficamente svantaggiato. La Pianura Padana è, di fatto, un ‘catino’ naturale chiuso a nord e ovest dall’arco alpino, dove la circolazione atmosferica è spesso stagnante. Le condizioni orografiche e climatiche rendono strutturalmente difficile, se non impossibile, rispettare i rigidi parametri fissati da Bruxelles, indipendentemente dal numero di veicoli in circolazione».
«Di fronte a queste evidenze scientifiche, – aggiunge Valdegamberi – sorge spontanea una domanda: lo stop ai diesel Euro 5 è davvero dettato da criteri di salute pubblica, o risponde anche o soprattutto a logiche economiche e industriali? È legittimo chiedersi se ci si trovi davanti all’ennesimo passaggio obbligato verso l’acquisto di auto più ‘ecologiche’, che in pochi anni verranno nuovamente dichiarate obsolete da nuove soglie normative.
Come sottolineava amaramente qualcuno: a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina. La presenza e il peso delle lobby industriali nelle decisioni dell’Unione Europea non è un mistero, così come non lo è ‘il giro d’affari’ che si cela dietro la sostituzione forzata dei veicoli. In un’epoca in cui tutto è certificato ‘green’, ci chiediamo se l’unico colore che conti davvero sia sempre e solo quello dei soldi”, conclude Valdegamberi.