A Verona il caffè al bar costa meno che in tutto il Veneto. Lo confermano i dati dell’Osservatorio Prezzi di Fipe Confcommercio, elaborati su base ministeriale: ad aprile 2025 il prezzo medio di una tazzina si è attestato a 1,21 euro, il più basso a livello regionale. Un dato che, pur segnando un aumento rispetto ai 1,17 euro dello stesso mese del 2024, corrisponde a un rincaro contenuto: solo 4 centesimi in un anno, pari al +3,4%.

“Si tratta di una crescita che va letta nel contesto di un valore di partenza già modesto”, commenta Paolo Artelio, presidente di Fipe Confcommercio Verona. “Nonostante l’incremento del costo della materia prima, il prezzo dell’espresso è rimasto relativamente stabile e tra i più bassi in Europa. Verona si conferma una delle province italiane più competitive anche sotto questo aspetto”.

Un equilibrio difficile da mantenere, sottolineano le associazioni di categoria, specie per chi ogni giorno affronta rincari su energia, affitti e logistica. “Il prezzo della tazzina non può essere isolato dalla complessità gestionale di un bar”, osserva ancora Artelio. “Il caffè rappresenta spesso il cuore del fatturato: se salgono i costi, è proprio su quel prodotto che si cerca un minimo recupero. Ma con un prezzo unitario attorno all’euro, l’equilibrio economico è sempre più difficile da raggiungere. Non a caso, ogni anno sono numerosi i bar costretti a chiudere”.

Anche Nicola Dal Dosso, direttore generale di Confcommercio Verona, invita a considerare la dinamica temporale dell’aggiustamento dei listini: “I servizi hanno tempistiche di adeguamento più lente rispetto ai beni. Se guardiamo al 2022, anno d’inizio dell’attuale ciclo inflattivo, il caffè costava in media 1,13 euro. Oggi il rincaro è del 7,1%, ben al di sotto dell’inflazione generale che nello stesso periodo ha raggiunto l’11,1%”.

Il caffè, insomma, resta un punto fermo per i consumatori e una sfida costante per gli esercenti: piccolo nel prezzo, ma centrale nel bilancio.