L’ultimo, Angelo Tomelleri, 55 anni fa

(Paolo Danieli) Passata la metà di Agosto, le elezioni regionali s’avvicinano a grandi passi. Per il Veneto non hanno ancora deciso la data, ma comunque non potrà andar oltre domenica 23 novembre. Forse prima. E dovranno decidere anche chi sarà il candidato presidente del centrodestra.

Quello del centrosinistra, a meno di cambi in corsa dell’ultimo momento, è tale Giovanni Manildo, Pd, già sindaco di Treviso. Che però alla luce di dati elettorali molto consolidati ha poche probabilità di farcela.

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palazzo Ferro Fini sede del Consiglio regionale

Ma è quello del centrodestra che interessa di più, che sarà scelto dal quartetto Meloni, Salvini, Tajani e Lupi per succedere a Zaia. 

Sarà un fratello o una sorella d’Italia? Il nome che gira di più è quello di Raffaele Speranzon, senatore veneziano. Ma qualche giorno fa ha battuto un colpo anche Elena Donazzan, eurodeputata vicentina, che ha ricordato che se il candidato toccasse ai meloniani, è lei quella che ha più consenso, come dimostrato dalle preferenze raccolte alle ultime europee.

Poi c’è Flavio Tosi. Ma Tajani, pur avendolo già indicato per tempo, non ha quella massa critica elettorale che le permetta di avanzare pretese. Potrebbe riuscirci solo nell’ambito di un gioco di compensazioni fra le varie regioni che vanno al voto.

Infine c’è la Lega, che dopo il tentativo di Zaia di accedere a un ulteriore mandato non ha certo rinunciato a rivendicare il candidato presidente secondo la logica del “squadra vincente non si cambia”. S’era parlato di Mario Conte, sindaco di Treviso, ma il nome che gira di più è quello di Alberto Stefani, giovanissimo deputato padovano ed anche segretario regionale del partito.

Tutti nomi noti, detti e stradetti. Nessuna novità, finora. Nessun fatto nuovo. E di conseguenza nessuna notizia.

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Angelo Tomelleri, presidente della Regione Veneto nel 1970

Un presidente veronese per uscire dalla marginalizzazione

Quello che però un giornale come l’Adige vuole riaffermare, anche perché anche se tutti lo pensano nessuno lo dice, è che quello che deve interessare di più a noi veronesi è che il candidato sia di Verona. A prescindere dalla tessera che ha in tasca.

Non è certo per campanilismo. Lo abbiamo già spiegato in tutti i modi. Ma perché Verona ha l’imprescindibile necessità di tornare a contare nel Veneto dopo decenni di marginalizzazione.

L’egemonia del triangolo Padova-Venezia-Treviso è sotto gli occhi di tutti. Un altro decennio con un presidente di quell’area sarebbe esiziale. E’ obbligatorio un cambio di rotta per dare al nostro territorio il peso che gli compete. Verona è la città più grande del Veneto e, a differenza delle altre province, ha delle potenzialità enormi che non vengono espresse a causa della mancanza di rappresentanza politica.

O Verona coglie questa occasione o i prossimi 10 anni potrebbero essere quelli del declino.

Per Venezia c’è chi pensa a farne una città-stato. Gelmetti ha risposto che allora Verona diventi il capoluogo del Veneto.
A noi basta che, tanto per cominciare, abbia il prossimo presidente della regione. I veronesi che possono farlo ci sono. E’ una possibilità a portata di mano. Basta avere un po’ di coraggio e difendere gli interessi di Verona