Perché in Ue non si autorizza un farmaco salvavita per i nostri amici felini?
La Commissione Europea ha risposto all’interrogazione scritta dell’eurodepuato veronese Flavio Tosi sulla peritonite infettiva felina, malattia virale altamente letale che colpisce fino al 2% dei gatti e con una mortalità superiore al 95% nei casi sintomatici.
Tosi chiedeva di introdurre la terapia, di cui è dimostrata l’efficacia, a base di GS-441524, derivato del Remdesivir, un antivirale autorizzato nel Regno Unito, ma in Ue limitato all’uso umano. Il divieto crea un pericoloso mercato nero, con costi insostenibili e che espone gli animali a rischi.
Il Commissario Europeo per la Salute e il Benessere Animale Olivér Varelhy ha chiarito che, fermo restando che l’autorizzazione dei medicinali veterinari è di responsabilità delle autorità competenti degli Stati membri, qualsiasi autorizzazione dell’Ue di medicinali a base di GS-441524 (derivato del Remdesivir) richiederebbe la presentazione di un fascicolo scientifico da parte di un’azienda farmaceutica attraverso la procedura centralizzata.

“Pur riconoscendo il quadro normativo, la risposta della Commissione mette in luce un chiaro punto sostanziale che va affrontato sul piano politico: migliaia di gatti restano senza terapie legali efficaci, mentre si sviluppa un mercato nero rischioso per la salute degli animali e con costi insostenibili per chi si prende cura di loro”, dichiara Tosi, che è componente della Commissione Ambiente, Clima e Sicurezza Alimentare al Parlamento Europeo.
Tosi sottolinea: “I gatti e le persone che si prendono cura di loro non possono essere lasciati soli davanti a una malattia quasi sempre fatale. Una terapia salvavita esiste e ha già dimostrato la sua efficacia in altri Paesi europei. È necessario che la Commissione e gli Stati membri trovino rapidamente soluzioni per consentire ai veterinari di utilizzare terapie efficaci e controllate, garantendo così il benessere degli animali. In alternativa, sarebbe sufficiente che un’azienda produttrice avviasse l’iter previsto presso l’EMA, autorità europea per il farmaco, per chiederne il riconoscimento“.
