(Simone Vesentini) Attese uve sane e di qualità ma pesano dazi, consumi incerti e giacenze in cantina. All’orizzonte una grande sfida: trasformare un’annata promettente in valore per il territorio.

In questi giorni ho avuto modo di confrontarmi con diversi produttori e tecnici della filiera vitivinicola veronese. Da tutti è arrivato lo stesso messaggio: soddisfazione per lo stato delle vigne e per una vendemmia che si annuncia sana e generosa ma anche preoccupazione per la cornice internazionale e per i cambiamenti, reali o percepiti, nelle abitudini di consumo del vino.

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Le previsioni parlano chiaro: la raccolta 2025 dovrebbe superare quella dello scorso anno, con uve in condizioni sanitarie ottimali. In Valpolicella la Corvina è in anticipo di alcuni giorni, i grappoli si presentano compatti e promettono un Amarone elegante e di grande intensità. 
Nel Soave si guarda a fine settembre per la raccolta della Garganega, con qualità molto alta e rese contenute per scelta del Consorzio. 
Sul Garda il Lugana ha anticipato i tempi, con uve fresche e saline, mentre il Custoza può contare sulla ricchezza dei suoi blend scalari che garantiscono equilibrio e fragranza.

Buona la vendemmia, ma la qualità non basta più

Accanto all’entusiasmo, restano però nodi aperti.Pesa il dazio del 15% sul vino italiano imposta dagli Stati Uniti soprattutto su Valpolicella e Ripasso, già appesantiti da giacenze consistenti. 
L’Amarone appare più protetto, grazie al suo posizionamento premium. Il Soave, pur in ripresa, non ha ancora recuperato i livelli storici di mercato. Meglio si muovono Lugana e Custoza, sostenuti dal turismo enogastronomico che nel 2025 ha segnato una crescita significativa soprattutto nell’area del Garda e a Verona.

La vendemmia 2025 restituisce quindi un’immagine a due facce: nei vigneti regnano salute e qualità, ma il mercato resta fragile e selettivo. 
La sfida di Verona sarà trasformare questo patrimonio in valore, evitando che un’annata eccellente rischi di diventare un’occasione mancata.
La qualità da sola non basta; servono strategie comuni, sostegno al settore e una visione chiara. Solo così il 2025 potrà essere ricordato non solo come un grande anno nei vigneti, ma come un punto di svolta per tutto il vino veronese.