“Vincerà Stefani. Ma la mia candidatura è un atto politico per il presente. Ma soprattutto per il futuro. Se non ve la sentite di dare il voto a DSP, votate i vostri candidati consiglieri, ma per la presidenza fate il voto disgiunto e votate Marco Rizzo”. Dei 5 candidati alla presidenza del Veneto il fatto nuovo, la notizia è che tra loro ce n’è uno che nessuno si aspettava: Marco Rizzo, leader di DSP, Democrazia Sovrana Popolare. Una candidatura inattesa e improbabile fin che si vuole, ma che “fa notizia”. E noi la raccontiamo con molta curiosità.

Una figura di dimensione nazionale, un volto noto a molti per le sue apparizioni televisive e per la sua presenza costante sui social da quando ha deciso di rompere con la sinistra da cui proviene e dar vita ad una formazione politica del tutto nuova, che si colloca al di là della destra e della sinistra, ma che raccoglie consensi sia a destra che a sinistra per le sue posizioni libere dai condizionamenti del politicamente corretto e del pensiero unico del totalitarismo liberista e globalista.

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Una candidatura senza la pretesa di vincere, vero on. Rizzo?

«Faccio politica fin da ragazzo e so benissimo come funzionano le cose. In Veneto vincerà sicuramente Stefani. E’ la regione dove il centrodestra è più forte e il centrosinistra, che è già in crisi a livello nazionale, non è certo qui che può avere una chance. Il risultato è scontato. Quindi figuriamoci se posso pensare anche solo lontanamente di vincere io».

Marco Rizzo. Una candidatura diversa da tutte

«La mia candidatura ha un senso diverso. Vuole rappresentare un’opportunità per tutti quegli elettori che non si riconoscono più nei partiti attuali e nel paradigma destra/sinistra, a tutte quelle persone che non vanno più a votare. Rappresentiamo qualcosa di diverso, l’unico fatto nuovo della politica italiana. Se poi DSP riuscirà a mandare qualche suo rappresentante al Consiglio Regionale tanto meglio».

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Indubbiamente la sua è un’offerta politica nuova. Alcuni però obiettano che in realtà lei rimane un comunista…

Allora approfitto per chiarire una volta di più, e spero una volta per tutte, la mia posizione. Provengo dall’estrema sinistra è vero. Come molti che aderiscono al mio progetto provengono da destra. Valga per tutti l’esempio dell’ on. Antonio Serena, esponente storico della destra che si candida come capolista a Treviso nelle nostre liste. Ma ho detto provengo. Parliamo di provenienza. Provenienza da un mondo che non c’è più.
E’ cambiato il mondo. La sinistra non c’è più. Io con questa sinistra che è diventata il megafono della finanza e dei poteri forti, che ha sostituito i diritti dei lavoratori, pagati sempre meno, con i gay-pride non voglio avere più niente a che fare.

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DSP. Democrazia Sovrana Popolare è un partito nuovo, piccolo. Come pensa di poter competere con gli altri partiti?

Vede, è cambiato il mondo. Nel 1989, con la caduta del muro di Berlino, era cambiato il mondo. Dopo qualche anno in Italia tutti i partiti che c’erano prima sono comparsi e ne sono nati di nuovi. Adesso il mondo è cambiato di nuovo. Ci sono nuovi equilibri. Gli Stati Uniti non sono più l’unica superpotenza. C’è anche la Cina, la Russia, l’India e tutti gli altri stati emergenti. E’ inevitabile che questo cambiamento si rifletta anche in Italia. Ecco, DSP è il primo partito di quelli che sostituiranno quelli che esistono adesso.

Serve unità strategica tra le forze del lavoro, da una parte il ceto medio produttivo, fatto di piccola e media impresa, artigiani, commercianti, agricoltori, professionisti, partite Iva e dall’altro la classe lavoratrice. Nel secolo scorso si combattevano,  ora si devono unire contro la grande finanza e le multinazionali, questo è il nostro progetto interno.

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Il Veneto è la culla dell’Autonomia. La Lega, in origine la Lega, è nata qui. E da qui è partito il referendum per l’autonomia differenziata. Come si pone di fronte a questo tema cui i Veneti tengono particolarmente?

So che l’Autonomia è un’esigenza molto sentita dai Veneti. Ed è più che legittimo. Solo che bisogna essere razionali. Per realizzare una vera Autonomia è necessario un presupposto. E questo presupposto si chiama Sovranità. Come si può essere autonomi in un paese che non ha la sovranità? Un persona non può essere autonoma se non ha le chiavi di casa. Ecco, noi le chiavi di casa non le abbiamo. Per parlare di autonomia dobbiamo prima riconquistare la sovranità.

Oggi non siamo nemmeno padroni di respingere gli immigrati alla frontiera. Non siamo nemmeno liberi di attuare la remigrazionei. Siamo costretti a spendere soldi per una guerra che non è nostra. E allora di quale Autonomia vogliamo parlare???
Riprendiamoci le chiavi di casa e poi potremo realizzare anche l’Autonomia.