Marco Rizzo, candidato outsider alla presidenza del Veneto, ha chiuso la campagna elettorale a Verona, al Liston 12. L’incontro è stato organizzato dal gruppo veronese di Democrazia Sovrana Popolare, di cui è referente Giuseppe Cirina che nell’introduzione ha rimarcato il fatto che ritratta di un partito completamente nuovo.

Assieme a Rizzo, Patrizia Caproni, responsabile per i Nord Est di DSP e candidata alle regionali che ha precisato che la copertura mediatica al partito in queste elezioni è stata garantita dalla par condicio, che impone eguali spazi sui media televisivi. Cosa che non avviene in tempi normali «perché le nostre posizioni danno fastidio, soprattutto quella contro la guerra, che viene sostenuta dall’Italia con milioni di euro saltati fuori in barba a qualsiasi legge di bilancio».

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«Anche un consigliere regionale – ha aggiunto – deve tenere conto della dimensione politica ed economica in cui siamo immersi e quindi il consiglio regionale ha la possibilità di fare pressione anche su questi temi che toccano la vita di tutti noi!» 

Rizzo oltre la destra e la sinistra

Marco Rizzo ha spiegato il senso della sua candidatura in Veneto. Lui, torinese, anche e abita a Rovereto, che ci fa nella nostra regione? Il suo impegno nella campagna elettorale per le regionali ha una valenza del tutto politica. Sa benissimo che sarà Stefani a vincere. Non si fa illusioni.

Ma la presenza di DSP è un atto politico per cominciare dal territorio. «Oggi i paradigmi ‘destra e sinistra’ non hanno più senso. Mettere la destra contro la sinistra fa solo il gioco dei poteri forti, che si fregano le mani quando vedono che si contrastano. E intanto fanno i loro interessi sulla nostra pelle». L’esempio  che fa è comprensibile a tutti: «nell’anno 2000 avere uno stipendio di 2 milioni di lire al mese era un buon stipendio. Oggi con uno da 1000 euro c’è poco da stare allegri».

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«Oggi – continua Rizzo- stiamo peggio di ieri. Ma nessuno si fa carico di dire il perché.  E’ la follia della guerra alla base di tutto. I partiti sono sfuggiti alle loro responsabilità. Ma non noi, pur nuovi sulla scena politica, abbiamo il coraggio di dire la verità».