Il tentativo di privati cittadini appropriarsi del ‘Papà del Gnoco’
«Invito il sindaco Tommasi a porre la massima attenzione sulla tutela dei beni immateriali della nostra città. Sono un patrimonio collettivo, non merce privata. E il Comune di Verona ne è – e deve continuare ad essere – il garante istituzionale».
Lo dichiara il senatore Matteo Gelmetti, che richiama alcuni casi recenti emblematici.
A innescare l’intervento del senatore veronese è la richiesta al competente Ministero dell’industria e del Made in Italy, da parte dell’attuale comitato carnevalesco presieduto da Valerio Corradi di registare il nome “Papà del Gnoco” e “Comitato Benefico Baccanal del Gnoco. Spetta infatti al dicastero guidato da Urso registrare denominazioni e brevetti.
Gelmetti osserva che ciò non è possibile dato che « si tratta di denominazioni che non rappresentano un singolo soggetto, ma un pezzo autentico della nostra tradizione popolare, del nostro Carnevale e della nostra storia civile».

«Abbiamo già assistito – ricorda- alla vicenda del logo delle Arche Scaligere, depositato da un privato e utilizzato per fini commerciali, con tanto di diffide rivolte anche a realtà che da sempre considerano quel simbolo parte della nostra identità storica – perfino l’Hellas Verona. Una situazione inaccettabile, che ha dimostrato quanto sia fragile il confine tra patrimonio condiviso e appropriazione indebita del nostro immaginario collettivo».
I beni immateriali di Verona sono proprietà di tutti i cittadini
Oltretutto Valerio Corradi è al centro della vicenda che ha portato il Ministero della Cultura a negare i finanziamenti per i carnevali storici italiani. Da notare che il Comitato Benefico Baccanal del Gnoco nel 2024 aveva ottenuto 291.615 euro poi bloccati in quanto privo dei requisiti e, oltretutto, è anche oggetto di indagini da parte della Guardia di Finanza.
Gelmetti non accetta che questi signori si approprino di una denominazione che è patrimonio di tutta la comunità veronese ed invita in Comune, che ne ha tutta la titolarietà, ad opporsi.
«Sarebbe opportuno che il Comune valutasse di opporsi formalmente e di acquisire la titolarità di questi nomi evocativi, nell’interesse esclusivo della comunità veronese. La proprietà intellettuale e immateriale non è un tecnicismo: è lo strumento attraverso cui si custodisce ciò che siamo, ciò che ci unisce e ciò che raccontiamo al mondo».
«Verona – conclude Gelmetti – deve proteggere i propri simboli, gli elementi che costruiscono la nostra identità culturale e sociale. Non possiamo permettere che vengano privatizzati o utilizzati impropriamente. Il Comune ha il dovere di agire come presidio e garante di questo patrimonio».
