Un provvedimento “sperimentale e temporaneo” della Giunta regionale del Veneto che consente l’assunzione di medici specialisti con titoli conseguiti all’estero ma non ancora riconosciuti in Italia ha suscitato una dura reazione da parte del Partito Democratico. A intervenire è la consigliera regionale Anna Maria Bigon, che a nome del gruppo Pd chiede l’immediata sospensione della misura e l’apertura di un confronto formale in Commissione e in Consiglio.
«Il Veneto ha bisogno di risposte strutturali e di lungo periodo per affrontare la carenza di personale sanitario – dichiara Bigon – non di scorciatoie che rischiano di compromettere la sicurezza dei cittadini, scaricando su di loro le conseguenze dell’inefficienza politica. Non è ammissibile che si autorizzino professionisti con titoli non convalidati: si tratterebbe di un paradosso grave per un sistema sanitario che deve garantire certezze e qualità nella cura».
I consiglieri dem hanno presentato un’interrogazione formale per ottenere chiarimenti, in particolare sulle intenzioni dell’assessora alla Sanità Manuela Lanzarin, alla quale viene chiesto di attivare un confronto istituzionale sul tema, subordinato però al blocco immediato della delibera.
«Non si può affrontare una crisi di personale, frutto di anni di tagli e disinvestimenti, con misure tampone e decisioni prese a porte chiuse – prosegue Bigon –. Serve un piano strutturale di assunzioni, programmazione seria, rispetto delle regole e attenzione alla qualità e alla legalità delle cure. I cittadini meritano trasparenza, non soluzioni d’emergenza calate dall’alto. E la sanità non può diventare, come già accaduto per l’ambiente, un terreno depotenziato a colpi di atti di Giunta senza alcun passaggio nelle sedi democratiche».
Il gruppo consiliare del Partito Democratico chiede che il provvedimento venga immediatamente ritirato e che si avvii un dibattito pubblico e approfondito sullo stato del sistema sanitario regionale, partendo dalla valorizzazione del personale già in servizio, dalla pianificazione di nuovi concorsi e dalla formazione, affinché la tenuta del sistema non venga affidata a scelte improvvisate ma a strategie condivise e sostenibili.
