( Matteo Gelmetti*) Negli ultimi giorni ha preso piede una proposta curiosa, suggestiva, e per certi versi anche provocatoria: quella avanzata dal Presidente Zaia, secondo cui Venezia dovrebbe diventare una sorta di “città-Stato”, un’entità con una sua autonomia particolare, distinta dal resto della regione.
Bene, se questo è l’indirizzo che si vuole seguire, se davvero si intende trasformare Venezia in qualcosa di separato dal contesto regionale, allora occorre avere il coraggio di portare alle estreme conseguenze questa impostazione: se Venezia diventa città-Stato, allora Verona deve diventare il capoluogo della Regione Veneto. Non è una provocazione, è un dato logico e politico.
Verona è oggi il motore economico del Veneto. È una delle province più industrializzate d’Italia, con un tessuto produttivo solido, internazionale, dinamico. Il suo porto terrestre, l’interporto Quadrante Europa, è tra i più rilevanti d’Europa per traffico merci. Il turismo veronese è cresciuto in modo esponenziale, basti pensare alla potenza attrattiva dell’Arena, del Lago di Garda e del centro storico.

Non solo: Verona è baricentrica. A differenza di Venezia, incastonata in una laguna di difficile accesso e logisticamente scollegata dal cuore pulsante della regione, Verona è nodo di scambi, crocevia naturale tra Nord e Sud, tra Est e Ovest. È qui che batte il cuore pulsante del Veneto moderno.
Se Venezia, per ragioni storiche e culturali, vuole affermare una sua autonomia particolare – e ne possiamo anche discutere – allora è giusto che anche il resto della regione si riorganizzi. E in questa riorganizzazione Verona ha tutte le carte in regola per assumere il ruolo di capoluogo.
Trasferire a Verona le sedi regionali, il Consiglio, la Giunta, gli assessorati e tutti gli organi decisionali significherebbe portare il baricentro politico della regione nel suo cuore produttivo e sociale. Significherebbe rendere la macchina regionale più efficiente, più connessa con i territori, più vicina ai bisogni concreti delle imprese e dei cittadini.

Lo dico con rispetto verso Venezia e verso la sua storia gloriosa, ma lo dico anche con la forza di chi conosce il valore di Verona e del suo territorio: non possiamo accettare che si pensi a un futuro del Veneto senza tenere conto del suo presente economico, sociale e strategico.
Se si vuole davvero ripensare il modello regionale, Verona è pronta. Pronta a fare la sua parte, pronta ad assumersi le sue responsabilità. E anche pronta a diventare, a pieno titolo, il nuovo capoluogo del Veneto.
- senatore di Fratelli d’Italia
