(Ennia Daniela Dall’Ora) Giorni di gran caldo e giorni di vacanze. Ma non per tutti. Molti anziani restano in città e spesso trascorrono queste giornate in solitudine.  Il Comune di Verona ha distribuito 5.000 volantini sui quali si riportano tra l’altro alcuni numeri di telefoni utili per le persone sole o in stato di necessità. Tra questi i riferimenti per la continuità assistenziale, per la consegna dei farmaci a domicilio e il numero verde di Telefono Amico Mondo X di Verona

Anche il giorno di Ferragosto, come in ogni festività i volontari rispetteranno i loro turni e saranno al telefono pronti per ascoltare senza appuntamento, senza alcun onere di pagamento, chi ha voglia di sentire una voce amica. Sono volontari speciali che svolgono il loro servizio nell’anonimato senza ricevere alcun riconoscimento. Si offrono ad altri cittadini per ascoltarli e farli sentire meno soli. Ascoltano l’altro che sta dall’altra parte del filo con cura, empatia e perché no, con affetto. 

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La nostra vita ha così tanto bisogno di attorniarsi di sentimenti positivi e sono poche le volte che riusciamo ad esprimerli. E quasi sempre con difficoltà.  Proviamoci ad avvicinare l’altro, magari il nostro vicino di casa il quale ci ha già visto perché lo incrociamo sulle scale o quando è in attesa dell’ascensore. 

È inopinabile che soprattutto in questo periodo, anche nella nostra città viviamo un po’ nella paura. Pensiamo a causa di fatti realmente accaduti che l’altra persona possa farci del male o abbia intenzioni diverse da quelle che noi ci proponiamo di trasmettere. Questo non ci fermi.  L’anziana che sta abbeverando accarezzandoli i suoi gerani sul balcone del terzo piano del nostro condominio o l’anziano che scende in cantina quattro o cinque volte in un giorno tanto per fare qualcosa, tanto per sentirsi utile, ha bisogno di un saluto e di una semplicissima domanda: “Come sta?” Due parole per iniziare un dialogo costituito non tanto di domande, ma di due chiacchiere su facili argomenti. 

Poi di solito gli anziani se incoraggiati, se si sentono a loro agio raccontano del loro passato e sia stato esso bello o brutto, facile o difficile, gli occhi diventeranno lucidi per la lacrima trattenuta. Se dolcemente chiediamo loro: “Ha bisogno di qualcosa?” Sicuramente diranno di no, ma per una volta possiamo fingere e porre la domanda in modi diverso: “Andrò al supermercato, le serve qualcosa?” 

Allora sicuramente la risposta troverà un riscontro. Non vogliono dipendere da altri per le loro necessità, pensano sempre di disturbare, di essere di troppo. Ma noi ci siamo perché loro ci sono, altrimenti non esisteremo. Loro che possono abitare dietro la porta accanto o al piano di sotto, hanno lavorato una vita anche per noi e vivono onestamente, spesso modestamente accontentandosi di poco. Scrivono la storia, la nostra storia. 

Contro la solitudine non solo le istituzioni

Non possiamo per rispetto accettare che la loro unica compagnia in questa torrida estate sia la televisione. Una compagnia o meglio un insieme di suoni spesso falsi. Sicuramente una presenza passiva in quanto non permette di interloquire. 

Ben vengano Iniziative Istituzionali ben organizzate, ma da estendere a tutti e valide Associazioni di Volontariato che possono dare una salda mano, ma perché aspettare o demandare ad altri alcune responsabilità sociali le quali dovrebbero essere insite in noi umani? Ognuno di noi può contribuire a far sì che diventiamo una collettività aperta, che corre al bisogno, che si sostiene. Far del bene non è un’utopia, ma un dovere.  Porsi vicino all’altro nostro simile, ascoltarlo è un passo qualitativo che si può fare. 

. Quando torneranno i figli, i nipoti o i loro conoscenti avranno anche loro qualcosa da raccontare e noi avremo contribuito ad aggiungere un piccolissimo pezzo al loro e nostro grande puzzle dal nome così facile, ma dal significato profondo: vita. 

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