(di Gianni Dal Moro*)  Non so se le prossime elezioni amministrative a Verona potranno diventare la Chernobyl politica del centro destra come ha scritto recentemente “Il Foglio”. Lo vedremo! Preferisco immaginare che Verona possa diventare il trampolino di lancio per la conquista del Veneto da parte del centro sinistra. Le condizioni ci potrebbero essere. 

A Padova i pronostici sono per il sindaco uscente Giordani. A Belluno le possibilità del centro sinistra di ottenere un buon risultato ci sono e a Verona la divisione del centro destra così importante tra Sboarina e Tosi aiuta la candidatura unitaria e forte di Damiano Tommasi. Damiano Tommasi una persona per bene, che piace ai veronesi, infastiditi dai continui distinguo e liti nel centro destra. La voglia di voltare pagina è tanta lo si percepisce ascoltano i sussurri e le esclamazioni dei veronesi. 

Se mettiamo assieme il quadro veneto oltre a Verona, Padova e Belluno, abbiamo Rovigo che è già governata dal centro sinistra.  Vicenza, andrà al voto nel 2023, dove il giovane Giacomo Possamai leader emergente e mister preferenze del veneto potrebbe candidarsi con ottime possibilità e così il quadro veneto cambierebbe molto, anche considerando Venezia (2025) e Treviso (2023) ancora due realtà a vantaggio del cdx. 
Come si vede quando si voterà nel 2025 in Regione Veneto le condizioni per una vittoria del centro destra non sono più così scontate.
Ci potrebbero essere le condizioni perché il Pd assieme a gli altri soggetti del centro sinistra possa guidare un’operazione da qui al 2025 per candidarsi seriamente alla guida della Regione, tenendo conto che il governatore Luca Zaia non potrà più ricandidarsi per limiti di mandato. 

Un grave handicap per il centro destra e per la Lega in particolare e non si vede all’orizzonte una figura emergente che lo possa sostituire.  Ovviamente in mezzo ci sono tante condizioni, tanti se e ma.  Ma ora il campo di gioco è aperto e occorre che il Partito Democratico veneto si presenti meno antagonista e meno ideologico, più sulle idee, sulle proposte, sul merito.
Più concreto sui temi dei veneti, investendo nelle provincie, nei “paesotti” del veneto, nella bassa, nella collina, nella montagna veneta, nei distretti, nelle aziende agricole, nei luoghi della socialità veneta. 

Il Pd veneto deve allargare il suo consenso oltre i confini tradizionali del centrosinistra, guardando anche all’elettorato moderato e liberale, quello che non si riconosce nella svolta nazionale e sovranista di Salvini, e nella destra conservatrice e anti europea della Meloni, alle tante liste civiche non schierate che governano moltissimi paesi del veneto.
Dietro le tante finestre delle famiglie venete, dietro i tanti portoni delle aziende venete, ci sono uomini e donne che cominciano a capire che il Veneto si sta fermando, che la nostra buona sanità costruita nella prima repubblica sta iniziando a perdere colpi e che le liste di attesa si sono allungate e il sevizio di eccellenza che abbiamo conosciuto sta calando.
Tanti i giovani veneti vorrebbero una società orientata al futuro e non alla conservazione, una società che metta al centro le competenze e i meriti che dia loro opportunità e non essere costretti come avviene da tempo guardare al di fuori della nostra Regione.
Ci sono tante imprese che oggi capiscono che con la sola propaganda il Veneto si inaridisce e non coglie in anticipo i segni del cambiamento.

Verona è la città culturalmente più a destra del Veneto, è l’unica importante città d’Italia governata da Fdi, è la città dove anche nella Lega prevale la parte più conservatrice, è la città simbolo anche per diverse iniziative nazionali simbolo della destra italiana.  Per questo la vittoria del centro sinistra e di Damiano Tommasi rappresenterebbe non solo una grande novità per Verona ma probabilmente la svolta che da anni si aspettava nel Veneto e in Italia. Sarà la vera partita del cuore!

*deputato del Partito Democratico