Antisemiti e di sinistra, il vero volto dei progre che stanno coi terroristi. Anche nella pavida Verona

(di Sandro Rigoli) “Difendere Israele significa difendere la nostra libertà. E le nostre democrazie. E quando una democrazia, come quella di Israele, viene colpita da terroristi che sognano di eliminarla, di cancellarla dalle mappe geografiche, di spazzarla via dalla storia, quella democrazia va difesa senza balbettare, senza indugi. E senza avere esitazioni“.

Quello che ha scritto il Foglio e la fiaccolata che ne è seguita la settimana scorsa a Roma mi vedono totalmente d’accordo. I ragionamenti pelosi di chi tenta di mettere sullo stesso piano una nazione democratica (piaccia o meno) ed una organizzazione terroristica, fanno rabbrividire.

E fa rabbrividire che in alcuni licei italiani ed in alcune piazze europee si inneggi ad Hamas. E che sui social si debba leggere di persone che scelgono di piangere per alcuni bambini e per altri no. Perché qui in Italia l’antisemitismo è sempre comodamente individuato in un centinaio di ignoranti da stadio, con i loro slogan e le loro magliette con il numero 88.

In realtà, il vero antisemitismo è annidato e radicato in diverse fasce della sinistra, giovanile e meno giovanile: qualcuno ricorda cosa è successo, per esempio, in tante commemorazioni del 25 aprile contro la Brigata Ebraica?

Infatti, quello che è accaduto a Milano al Liceo Manzoni, in altre città italiane oppure nelle piazze delle capitali europee non è stato certo organizzato dalla estrema destra (che in Italia, peraltro, conta alle elezioni lo zeroniente percento).

Il vero fiero dibattito da organizzare sarebbe questo, al fine di capire perché e per quali ragioni ci sia ancora un feroce antisemitismo che esplode fragorosamente nel terzo millennio nel mondo occidentale.

Oppure cercare di capire perché a Parigi, a Berlino e in decine di altri posti sia proiettata in questi giorni la bandiera di Israele sulle facciate dei palazzi istituzionali o storici e qui a Verona (annegata anche dal turismo internazionale) si sia scelto non di volare basso come al solito, ma addirittura di volare sottoterra nemmeno discutendo il problema.

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