Si vis pacem, para bellum: l’Italia deve prepararsi al peggio. Confini sigillati e unità nazionale su esteri e difesa

(di Bulldog) Appare evidente come l’età della tranquillità sia finita. Due guerre nel raggio di mille chilometri da Roma mettono l’Italia al centro di un “terreno fatale” dove si scontrano interessi e strategie ben più grandi di noi. Questo è un cambio di scenario che mette le problematiche nazionali – debito pubblico, crescita economica, welfare, riforme istituzionali, immigrazione – in una prospettiva totalmente diversa.

Siamo in una sfida totalmente diversa da quella della Guerra Fredda e non abbiamo le riserve di allora. La stessa composizione demografica ci vede in numero inferiore e con l’età media più alta. Non sappiamo nemmeno se la Nato possa affrontare due conflitti contemporaneamente in teatri così diversi. E’ un mondo nuovo, più brutale e insicuro, e serve che l’Italia assuma una postura più attenta.

Dove finirà la sfida islamista all’Occidente – perchè anche questo è l’attacco di Hamas – non lo sappiamo, ma il fronte sarà necessariamente non legato soltanto al Medio Oriente. Bersagli legittimi di un terrorismo che abbiamo già conosciuto sono non esclusivamente i Paesi arabi moderati, disponibili ad un accordo con Israele, ma anche l’Europa che è, con gli USA, la principale polizza sulla vita di Tel Aviv. Il fatto che fra gli ostaggi catturati dai terroristi non si sia stata fatta distinzione fra israeliani e non, dice chiaramente che – dal loro punto di vista – siamo tutti lo stesso obiettivo.

L’Italia è in mezzo a due fuochi che possono anche congiungersi in un incendio ben più vasto. Sarebbe buona cosa se il governo Meloni iniziasse a preparare la nostra comunità. Intanto, cercando con le opposizioni un minimo comune denominatore che in caso di crisi più estrema renda lineare e veloce la decisione strategica del Paese e la sua linea di comando. A sinistra ci sono diversi uomini di Stato che hanno competenza e relazioni: Marco Minniti è uno di questi ad esempio. Una “stanza di compensazione” che condividesse informazioni e possibili soluzioni sarebbe auspicabile.

Secondo step: i confini vanno sigillati. Adesso, non fra giorni o settimane. Non sappiamo dove porterà Hamas il suo attacco in Europa, ma la rotta degli scafisti è una di quelle più attrattive. Cosa c’è di meglio di un ingresso in Europa a bordo di una nave europea in missione di ricerca e soccorso? Col confine marittimo a sud va chiusa anche la rotta balcanica. Questo almeno sino a che non ci saranno certezze sulle identificazioni e sulla gestione quotidiana degli immigrati irregolari senza perderne il controllo dopo poche ore.

Italia, cabina di regia di unità nazionale e confini sigillati

Il rischio di infiltrazioni è elevatissimo. E i servizi di sicurezza occidentali (Israele incluso) debbono poter condividere tutte le informazioni in loro possesso sugli irregolari in viaggio fra Europa e resto del bacino mediterraneo.

Inutile girarci intorno. Putin e Hamas ci hanno detto chiaramente che il nostro mondo è in pericolo; anzi, per loro è già finito. Tocca a noi attrezzarci per difendere l’ideale di un mondo libero e democratico, non oscurantista, non governato dal terrore.

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